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Verso le elezioni, la sinistra dei sepolcri imbiancati

Riccardo Mazzoni
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Se Conte decidesse di fare politica e non tattica, se lasciasse il governo di Draghi per mettersi in gioco a sinistra e rischiare...allora sarei anche disposto a dare una mano». Mancava lui, il tribuno Michele Santoro, tornato in trincea da ultrapacifista, a dare una scossa alla sinistra radicale dove tutto si è rimesso in movimento dopo l’exploit di Melenchon in Francia che ha riacceso le speranze di questo frastagliato e inquieto arcipelago. Le crisi degli ultimi anni hanno allargato l’area del disagio sociale, e i tentativi di intercettarlo si stanno moltiplicando con un repertorio che però ruota sempre intorno alle stesse parole d’ordine.

In questo magma indistinto l’ambizione di Letta di aggregare il cosiddetto campo largo – al netto della variabile Conte – appare non solo una proposta contraddittoria per chi rivendica un profilo riformista, ma anche un azzardo elettorale, perché il contenitore che si profila ha necessariamente un’impronta marcatamente inclinata sul massimalismo. Un censimento approssimativo per difetto certifica che a sinistra del Pd ci sono Articolo Uno di Speranza-Bersani, il partito comunista di Marco Rizzo, la rinata Rifondazione comunista, Potere al popolo, l’Italia dei valori, oltre alla Sinistra Italiana di Fratoianni che ha appena annunciato l’alleanza con Europa Verde di Bonelli fissando i paletti per una «grande alleanza» con Pd e Cinque Stelle da costruire su un sistema di valori condiviso. Sullo sfondo, ma non troppo, resta la figura ingombrante di Landini, pronto a indire una grande manifestazione sindacale a fine settembre per battezzare l’autunno caldo, che potrebbe costituire la prova generale dell’ingresso in politica.

Letta sta tenendo la barra dritta sulla guerra in Ucraina e sulla fedeltà alla Nato, anche se in certi settori del Pd resta forte il richiamo della foresta dei partigiani della pace, ma la sua linea sociale si avvicina molto più a Melenchon che a Macron sulla spinta del duo Orlando-Provenzano, i colonnelli vicini alla Cgil: salario minimo, Ius scholae, cannabis, tassazione degli extraprofitti sono tutti tasselli di un puzzle destinato a comporsi con la patrimoniale, anticipata dalla proposta della stella emergente Elly Schlein di tassare le rendite finanziarie. Fratoianni ha appena rilanciato la Next Generation Tax sui patrimoni superiori a 500 mila euro, e lo stesso Letta ha già annunciato, in caso di vittoria elettorale, di riproporre la dote ai diciottenni attraverso un prelievo forzoso sulla tassa di successione che fu archiviata in tempo reale da Draghi. Le sinistre sparse non hanno mai perso il vizio del frazionismo e restano quindi divise su diversi fondamentali, a partire dalla politica estera, ma le accomuna la vecchia concezione punitiva della proprietà privata, anche se dopo un decennio di crisi e di impoverimento del ceto medio un aumento delle imposte sui capitali - colpendo il risparmio - costituirebbe una inaccettabile forma di doppia imposizione.

Gli italiani comunque dovrebbero essere già sull’avviso di cosa si profilerebbe fra un anno se il centrosinistra vincesse le elezioni: una riedizione addirittura in peggio del fallito patto Ulivo-Rifondazione e della Disunione prodiana, con l’incognita in più dei Cinque Stelle in versione «pochette gialla» e dei sepolcri imbiancati che si stanno aggregando.

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