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Criticità del nuovo Nomenclatore Tariffario: un rischio per il sistema sanitario pubblico e privato accreditato

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"Ill.me Autorita, mi presento, sono Mariastella Giorlandino e scrivo in qualità di Presidente dell’U.A.P., l’Unione nazionale degli ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, che rappresenta oltre 27.000 strutture sanitarie private, incluse quelle accreditate. Mi rivolgo a Lei per condividere un tema cruciale per il futuro della sanità italiana: le gravi criticità legate al nuovo Nomenclatore Tariffario, noto anche come 'Decreto Tariffe'". Inizia così la lettera di Mariastella Giorlandino indirizzata a Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, Orazio Schillaci, Massimiliano Fedriga, Francesco Rocca, Domenico, Mantoan, Marco Mattei e Americo Cicchetti. 

Poi prosegue: "Il Nomenclatore Tariffario è uno strumento cardine per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), in quanto stabilisce le prestazioni sanitarie garantite ai cittadini e le tariffe di rimborso per le strutture erogatrici. L'ultimo aggiornamento, in vigore dal 30 dicembre 2024, è stato accolto con preoccupazione da tutto il settore, poiché introduce rimborsi spesso inferiori ai costi di produzione dei servizi previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), come ridefiniti nel 2017. Questo scenario compromette la sostenibilità economica delle strutture pubbliche e private accreditate, con conseguenze gravissime per i cittadini e I’intero sistema sanitario".

Criticità principali:

— Tariffe non remunerative: per alcune prestazioni, i rimborsi sono stati ridotti fino al 70%, costringendo le strutture sanitarie a operare in perdita. Questo danneggia tanto la sanità pubblica quanto quella privata accreditata. Sebbene siano state inserite, a tariffe congrue, le nuove prestazioni introdotte dai LEA del 2017, il costo di queste ultime sembrerebbe sia stato bilanciato da tariffe insufficienti per molte altre prestazioni. Questo potrebbe essere il risultato di una scelta mirata a garantire l’invarianza della spesa complessiva, ma con effetti potenzialmente disastrosi per le strutture sanitarie;

- Esaurimento precoce dei budget: poiché i budget assegnati alle strutture sanitarie non risultano incrementati in proporzione all’aumento delle prestazioni, il rischio ¢ che le risorse si esauriscano rapidamente. Questo lascia molti pazienti, soprattutto quelli con necessita di cure ed esami ripetitivi, senza accesso alle prestazioni essenziali;

- Disparità regionali: le Regioni economicamente più fragili, molte delle quali del Centro-Sud e già in piano di rientro, non dispongono di risorse per integrare le tariffe. Ciò crea disuguaglianze gravi nell'accesso ai LEA e penalizza ulteriormente le aree meno ricche del Paese;

- Contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale n. 195/2024: il nuovo nomenclatore appare in netto contrasto con quanto stabilito dalla recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 195/2024). La Corte ha accolto il ricorso della Regione Campania contro una disposizione della legge di bilancio che prevedeva tagli alla spesa sanitaria senza previa consultazione con le Regioni. Nella sentenza, la Corte ha ribadito che la tutela della salute, garantita dall'articolo 32 della Costituzione, non può essere subordinata a esigenze di contenimento della spesa pubblica. Ha inoltre stabilito che: eventuali riduzioni di bilancio devono prioritariamente riguardare altre voci di spesa, salvaguardando le risorse destinate alla sanità; è imprescindibile una verifica con le Regioni sulla sostenibilità di eventuali tagli, per garantire il diritto fondamentale alla salute e l'uguaglianza dei cittadini nell'accesso ai servizi sanitari. La mancanza di fondi, secondo la Corte, non costituisce una giustificazione valida per giustificare i tagli in ambiti così cruciali;

- Effetti collaterali: l’adozione di taritfe non congrue ha un impatto sistemico: aumento delle liste d'attesa, riduzione della qualità delle prestazioni, rischio di chiusura per molte strutture sanitarie (con perdita di posti di lavoro) e incremento delle spese sanitarie a carico delle famiglie.

Un caso emblematico

Un esempio di questo scenario è rappresentato dalla Lombardia, dove Guido Bertolaso, assessore al Welfare, ha espresso preoccupazione per il rischio di una perdita di quasi 1 miliardo di euro per il 2024 se il prontuario fosse applicato nella forma iniziale. Per evitare il tracollo, la Regione ha deliberato un incremento dei fondi con un impatto finanziario significativo, ma tale soluzione non è replicabile per le Regioni in difficoltà economica.

Domande aperte 

- Se la Ragioneria Generale dello Stato aveva stimato fondi sufficienti per i nuovi LEA, perché è stato deciso di ridurre i rimborsi?
- Perché il Ministero della Salute non ha adottato un approccio più trasparente e inclusivo nel definire le nuove tariffe?
- È accettabile che un diritto costituzionalmente garantito, come quello alla salute, sia subordinato a logiche economiche così miopi?

Conclusione

Alla luce di queste criticità, l’U.A.P. ha avviato una petizione al Parlamento per chiedere l’annullamento o la sospensione immediata del nuovo Nomenclatore, sostenuta già da 20.000 firme. Il mancato adeguamento dei budget in un contesto di espansione dei LEA e di tariffe inferiori ai costi reali è una formula insostenibile nel lungo periodo. Per evitare che le conseguenze di tali scelte ricadano esclusivamente sui cittadini e sulla sostenibilità del sistema sanitario, è necessario:

— adeguare i budget al fabbisogno reale, calcolando il costo effettivo delle prestazioni;
— rivedere le tariffe per garantire una remunerazione equa delle prestazioni ed evitare che le strutture operino in perdita;
— monitorare l’impatto per individuare eventuali squilibri e intervenire tempestivamente con misure correttive.

Peraltro, si sottolinea che nonostante le richieste di conoscere i criteri utilizzati per l’elaborazione dei costi, non è stata depositata alcuna relazione alla Conferenza Stato — Regioni, ma è stata fornita un’apodittica risposta secondo cui sarebbe stata una volontà politica e che le Regioni avrebbero potuto mettere le differenze di prezzo. Per tali ragioni, l’U.A.P. chiede a Sua Ecc.za il Presidente della Repubblica di valutare se non sussista un danno erariale per le regioni, là dove, come previsto, le Regioni in piano di rientro possano coprire le differenze economiche, e se non sarebbe stato più corretto applicare le giuste tariffe, evitando il fallimento delle imprese sanitarie è il licenziamento del personale. L’U.A.P. rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento ed insiste per l’immediata sospensione del nuovo Nomenclatore Tariffario finché non vengano elaborate tariffe congrue.

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