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Isis, la resurrezione del gruppo terroristico tra lupi solitari e cellule organizzate

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Daniele Ruvinetti
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Nelle prime ore del 1° gennaio, Shamsud-din Jabbar, 42 anni, ex veterano dell’esercito, ha guidato un pickup Ford contro una folla in Bourbon Street, a New Orleans, uccidendo 15 persone e ferendone 35. Subito dopo l’attacco, Jabbar è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia. Sul veicolo è stata ritrovata una bandiera nera dell’Isis, portando l’FBI a classificare l’evento come un atto di terrorismo. L’indagine in corso suggerisce che Jabbar potrebbe aver agito ispirato dall’ideologia del gruppo estremista e con un livello di pianificazione che solleva ipotesi su possibili complicità. Se questo verrà riconfermato, significherebbe che una cellula operativa dell’Isis si è attivata negli Usa. Sarebbe una questione enorme. Se confermata la connessione con l’Isis, anche come “lupo solitario” si tratterebbe comunque dell’attacco più letale sul suolo americano dal massacro al Pulse nightclub del 2016.

 

 

 

Il 2024 è stato definito come l’anno della “resurrezione” per l’Isis. Dopo anni di declino, il gruppo ha rivendicato o orchestrato una serie di azioni in diverse parti del mondo, tra cui un attentato in Iran durante una cerimonia commemorativa, uno a una chiesa cattolica a Istanbul, un altro durante un concerto a Mosca. Negli Stati Uniti, i servizi di intelligence hanno recentemente sventato complotti che miravano a colpire un concerto di Taylor Swift in Austria e il giorno delle elezioni a Oklahoma City. La recente instabilità geopolitica ha offerto al gruppo nuove opportunità di riorganizzarsi, come già analizzavamo su queste colonne qualche mese fa. Era un trend che si poteva leggere tra le righe, ora rafforzato dal collasso del regime siriano per opera di un gruppo islamista che puo’ essere in qualche modo d’ispirazione. In diversi contesti internazionali si sono anche creati vuoti di potere e in generale spazi di predicazione che l’Isis sembra determinato a sfruttare – pensiamo al Sahel per esempio. Inoltre, conflitti come quello a Gaza alimentano la narrativa secondo cui la vita musulmana sarebbe svalutata dall’Occidente, un messaggio che i gruppi estremisti utilizzano per reclutare nuovi proseliti.

 

 

Gli Stati Uniti, negli ultimi anni, hanno progressivamente rimodulato l’attenzione sul contrasto al terrorismo, spostandosi verso una strategia focalizzata sulla competizione tra grandi potenze come Cina e Russia. Tuttavia, questa transizione potrebbe aver lasciato scoperto il fianco a minacce terroristiche, sia interne che esterne. In questo scenario, l’attacco di New Orleans evidenzia una sfida cruciale per la sicurezza americana, mentre le collettività sono sempre più polarizzate e il contesto sociale si lacera. L’uso di tecniche accessibili, come il car-ramming, aumenta il livello di rischio. L’eventuale legame – per ora non riscontrabile – con l’esplosione di un Tesla Cybertruck davanti al Trump Hotel di Las Vegas, avvenuta quasi contemporaneamente, potrebbe rafforzare l’idea di una rete coordinata capace di colpire su più fronti. Da non dimenticare inoltre che anche l’episodio di Magdeburgo solleva interrogativi, con l’attentatore che si professava islamofobo, ma ha compiuto un attacco in stile jihadista.

 

 

L’attacco a New Orleans, compiuto in una notte simbolica come quella di Capodanno, rappresenta un monito inquietante. Gli attentatori sembrano scegliere non solo obiettivi di grande visibilità, ma anche contesti che esemplificano stili di vita occidentali contrari alla loro visione puritana. Eventi come questo mettono in evidenza quanto meno la capacità dell’Isis di sfruttare la comunicazione globale per amplificare il loro impatto, riaffermando la propria rilevanza in un momento storico in cui sembrava aver perso forza. Mentre le indagini continuano, la sfida è quella di bilanciare il contrasto al terrorismo con la gestione delle priorità strategiche, senza trascurare l’importanza di una strategia preventiva in grado di affrontare le radici della radicalizzazione. Tutto questo aggiunge complessità alla minaccia che circonda l’Occidente. Il ritorno di episodi terroristici negli Stati Uniti, i vari casi di attacchi sventati in Europa, è un richiamo chiaro: non possiamo retrocedere su questo dossier. Le misure di sicurezza saranno implementate anche in Italia, soprattutto considerando che questo è l'anno del Giubileo – un evento che potrebbe attirare l'attenzione dei gruppi radicali.

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