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Nato dell'Indo-Pacifico: gli Usa si muovono sottotraccia. Timori su Pechino

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Quella di una Nato dell’Indo-Pacifico, implicitamente strutturata sul contenimento della Cina e delle sue sempre più insistenti rivendicazioni territoriali, è un’idea che circola da diversi anni tra gli osservatori e i commentatori internazionali. Gli Stati Uniti hanno sempre negato di puntare a una simile alleanza e i loro alleati nella regione appaiono molto cauti quando interrogati in merito. La minaccia di ritorsioni da parte di Pechino rende il dossier delicato e suggerisce prudenza a tutti gli attori coinvolti. Eppure, sottotraccia, Washington sembra muoversi con sempre maggiore decisione, con una fitta serie d’intese e d’impegni da cui emerge il quadro di una rete di alleanze non ancora «messe a sistema», ma che già sembrano indicare la strada di un più ampio trattato collettivo di sicurezza.

 

 

L’accelerazione è suggerita anche dalla frequenza delle visite di diversi esponenti dell’amministrazione del presidente Joe Biden nella regione. Negli ultimi quattro mesi il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è stato due volte in Corea del Sud, una in Giappone, in India e nelle Filippine. Il suo vice di fresca nomina Kurt Campbell - già al Consiglio per la sicurezza nazionale, considerato il principale esperto di Indo-Pacifico dell’amministrazione - è stato recentemente a Tokyo. Il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha effettuato a novembre, con tappe in India, in Corea del Sud e in Indonesia, il suo nono viaggio nella regione da quando è a capo del Pentagono. Lo stesso presidente Biden, prima d’inserire in agenda una visita in Israele la settimana dopo gli attacchi del 7 ottobre, aveva compiuto in India (dove aveva partecipato al vertice del G20) e in Vietnam (dove aveva annunciato l’elevazione del rango delle relazioni diplomatiche bilaterali) la sua ultima, importante visita all’estero.

 

 

Il mese prossimo, giovedì 11 aprile, Biden riceverà a Washington l’omologo filippino, Ferdinand Marcos Junior, e il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, per un vertice trilaterale di nuovo formato non dissimile a quello che lo scorso anno la Casa Bianca ha ospitato con il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol in luogo di Marcos. È in questa occasione che si parlerà del possibile ruolo del Giappone nell’Aukus, il patto di difesa nato nel 2021 con la partecipazione di Stati Uniti, Regno Unito e Australia, che potrebbe costituire il primo nucleo fondativo della nuova Nato del Pacifico. L’accordo verte intorno a due pilastri: la fornitura di sottomarini a propulsione nucleare all’Australia e la cooperazione in campo militare, con particolare riferimento all’intelligenza artificiale e alle tecnologie missilistiche. Kurt Campbell, nel corso della sua visita a Tokyo la scorsa settimana, ha chiarito che il Giappone «non è interessato in questo momento» al primo aspetto del patto, ma è in grado di dare un contributo significativo all’alleanza sul fronte tecnologico.  

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