Cina-Usa, sfida green: la battaglia finale è sull'auto elettrica
La Cina passa al contrattacco contro Usa e Ue. Il terreno dello scontro è l’elettrico, le sanzioni di Ursula von der Leyen e i piani di Biden non sono proprio andati giù a Xi Jinping, che stavolta non ha atteso i tempi della diplomazia e ha lucidato le armi a sua disposizione. Il primo passo è stato il ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio contro quelli che considera sussidi «discriminatori» da parte degli Stati Uniti sui veicoli elettrici.
La denuncia di Pechino si riferisce all’ormai famosa Ira, l’Inflation reduction Act che il presidente degli Stati Uniti ha proposto agli americani e che prevede agevolazioni fino a 7.500 dollari per chi compra vetture elettriche, a patto che siano state costruite sul suolo Usa. Il volto combattivo della Cina lascia trasparire una volontà di reagire anche nei confronti di Bruxelles, che attraverso la von der Leyen ha annunciato l’applicazione di tariffe doganali contro le vetture elettriche prodotte dalle aziende cinesi. Pechino si mostra pronta ad innescare contromisure, tagliando fuori le case europee dal più grande mercato del mondo. La Cina, infatti, è diventato il primo esportatore di auto, scavalcando anche il Giappone ed assumendo la leadership del mercato dell’elettrico, a forza di sussidi erogati ai produttori. Lo scorso anno Byd, leader del comparto, ha pareggiato i numeri di Tesla in quanto a vendite e ora è pronta ad aprire uno stabilimento in Ungheria, proprio con l’obiettivo di aggirare le misure previste dalla Ue.
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Ma la politica aggressiva della Cina, nella migliore tradizione della gestione di Xi, si coniuga anche ad una realpolitik nei confronti del tradizionale avversario Usa. Proprio in contemporanea con il ricorso al Wto, il leader cinese incontrava a Pechino nella Grande sala del Popolo i rappresentanti delle grandi aziende e delle università americane. L’obiettivo è chiaro, mantenere relazioni stabili con gli Stati Uniti ripristinando un clima di fiducia nelle rispettive economie. Per far questo è sceso in campo l’apparato comunicativo statale, con l’emittente cinese Cctv che ha mandato in onda una foto di gruppo con tutti i partecipanti, nominandoli singolarmente.
Le voci di dentro raccontano di uno Xi che non ha lesinato risposte esaustive alle domande degli emissari statunitensi, rassicurando sulla volontà di procedere con una marcia parallela all’economia americana. No al decoupling, insomma, e ben vengano gli investimenti in Cina delle imprese targate Usa. Va assolutamente evitata la possibilità in pratica che le tensioni politiche fra due potenze statali facciano scaturire una vera guerra sul campo.