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Putin parla di "attacco barbaro". Kiev assicura: non c'entriamo con l'attentato

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Oltre 140 morti e decine di feriti in quello che rappresenta uno dei peggiori attacchi terroristici degli ultimi anni in Russia. Un attentato “sanguinoso e barbaro” secondo il presidente Vladimir Putin che si è rivolto ai cittadini in un discorso televisivo a poche ore dal massacro del Crocus City Hall, sala da concerti vicino Mosca. La strage è stata rivendicata dallo Stato Islamico che ha in seguito pubblicato le foto dei quattro presunti assalitori, rimarcando come l’attacco rientri nel contesto della “guerra furiosa” tra lo stesso gruppo jihadista e i nemici dell’Islam. Non abbastanza per Mosca che continua a vedere l’ombra di Kiev dietro l’assalto. Nell’annunciare l’arresto dei quattro terroristi, Putin ha affermato che “dal lato ucraino” era stata “preparata una ‘finestra’" per consentire loro di "attraversare il confine”. Il Cremlino ha fatto sapere che le persone fermate in quanto sospettate di essere coinvolte nel massacro sono almeno 11, tutte – ha precisato il ministero russo dell’Interno - di cittadinanza straniera. Ma è sui possibili legami tra gli aggressori e l’Ucraina che continuano a puntare gli inquirenti di Mosca. Secondo il servizio di sicurezza russo (Fsb) i quattro “criminali dopo aver commesso l’attacco terroristico” intendevano “attraversare il confine russo-ucraino e avevano contatti importanti sul lato ucraino”.

 

 

Manca l’accusa diretta di un coinvolgimento di Kiev nell’organizzazione dell’attacco ma a Mosca, nonostante la rivendicazione dell’Isis, i sospetti restano e rischiano di portare a una nuova escalation del conflitto in corso. La portavoce del ministero russo degli Esteri, Maria Zakharova, ha ricordato che negli ultimi anni l’Ucraina “ha condotto attività terroristiche attive e sistematiche contro i cittadini russi", riferendosi a "bombardamenti programmati di aree residenziali, compresi asili, scuole, istituti medici, attacchi a importanti infrastrutture civili, compresi i trasporti e gli impianti energetici, attacchi contro personaggi pubblici e giornalisti”. Kiev ha negato, sin dai primi momenti dell’assalto, qualunque responsabilità. “Ci aspettavamo la versione dei funzionari russi sulla ‘traccia ucraina’ dell’attentato”, ha commentato il consigliere della presidenza ucraina, Mikhailo Podolyak, che ha per questo accusato l’Fsb di “primitivismo e prevedibilità”. Qualsiasi “tentativo di collegare l'Ucraina all'attacco terroristico è assolutamente insostenibile" e "l'Ucraina non ha il benché minimo collegamento con questo incidente", ha chiarito Podolyak.

 

 

I timori di una possibile rappresaglia russa in Ucraina restano vivi nella comunità internazionale che si è comunque unita nel condannare l’attacco in segno di solidarietà col popolo russo e con le vittime. Il premier polacco, Donald Tusk, pur dicendosi “addolorato” per i familiari delle persone rimaste uccise, si è augurato che “questa terribile tragedia non diventi per nessuno un pretesto per un’escalation della violenza”. La Nato, con il portavoce Farah Dakhlallah, ha espresso riprovazione per l’attentato, sottolineando che “nulla può giustificare crimini così efferati”. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha parlato di “evento orribile” e ha espresso la condanna di Washington per il terrorismo “in tutte le sue forme”. Putin ha intanto proclamato il lutto nazionale nel Paese per il 24 marzo e annunciato misure anti-terrorismo e anti-sabotaggio aggiuntive a Mosca dopo la strage.

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