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Canterbury, ecco la caccia alla polvere di stelle sul tetto della cattedrale

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Alessandra Zavatta
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Caccia all’origine del cosmo tra le guglie della cattedrale di Canterbury. Sul tetto della chiesa tra le più antiche d’Inghilterra due scienziati “armati” di aspirapolvere e sigillati in tute ignifughe raccolgono le particelle che dallo spazio cadono sulla Terra trasportate da comete e piccoli meteoriti. “Quindicimila tonnellate di ‘polvere di stelle’ piovono dal cielo ogni anno e noi cerchiamo minuscole sfere microscopiche", spiega Matthias van Ginneken, ricercatore dell'Università del Kent. “Abbiamo raccolto migliaia di campioni di polvere e speriamo che ce ne sia un numero seppur minuscolo proveniente dallo spazio”. “Sono particelle con un diametro compreso tra 50 micron e due millimetri, devi essere un po' un detective per trovarle”, interviene la collega Penny Wozniakiewicz. “Occorre capire la natura del campione originale in base alle informazioni limitate disponibili”. I ricercatori si stanno rivolgendo ai micrometeoriti per trovare indizi sulla chimica degli asteroidi. Osservando gli isotopi, gli scienziati possono capire di più sul corpo-genitore da cui proviene la polvere cosmica e cosa le è successo quando è entrata nell’atmosfera terrestre. 

 

 

Van Ginneken e Wozniakiewicz stanno inoltre cercando di capire come cambia il flusso dei micrometeoriti. E per farlo hanno scelto una luogo-simbolo, la cattedrale di Canterbury, quella dove fino allo Scisma anglicano aveva sede il Primate cattolico d’Inghilterra. La stessa dove venne assassinato, il 29 dicembre 1170, Thomas Becket, l’arcivescovo che non volle piegare la Chiesa ai diktat di re Enrico II. Il dramma poi raccontato da Thomas Stearns Eliot nel capolavoro “Assassinio nella cattedrale”. Nel punto in cui Becket venne ucciso è sempre accesa una candela, qualche metro più in là c’è la tomba. E sopra c’è la volta della cattedrale dove la coppia di ricercatori sta lavorando. “Per capire quante particelle di polvere arrivano e fare alcune stime su quanto materiale cade sulla Terra nel corso del tempo”, sottolinea Wozniakiewicz. “Alcuni materiali cosmici sopravvivono e possono prendere parte alla chimica di superficie. Alcuni bruciano nell’atmosfera”. I due scienziati britannici stanno cercando un tipo specifico di polvere extraterrestre: gli sferoli cosmici, relativamente facili da identificare rispetto ad altri componenti per via della forma caratteristica. Ma è necessario un microscopio per essere certi.

 

 

In passato si pensava che fosse impossibile raccogliere la polvere cosmica nell’ambiente urbano: era confinata in luoghi incontaminati, come l’Antartico oppure in sedimenti fossilizzati. Nel 2009 il norvegese Jon Larsen ha iniziato a setacciare centinaia di chilogrammi di particelle di polvere urbana, alla ricerca di materiali cosmici. Nel 2017 ha pubblicato i risultati sulla rivista Geology, dimostrando che chiunque abbia un microscopio e pazienza potrebbe scoprire le sfere piovute dal cielo. “I tetti delle cattedrali, come quello di Canterbury, sono ideali per la caccia alla polvere cosmica, poiché sono grandi, inaccessibili e in gran parte incontaminati - incalza Wozniakiewicz -. Entriamo attraverso una porta di legno solitamente sbarrata, sul retro della Cappella della Trinità, saliamo centinaia di gradini stretti e tortuosi, quindi attraverso un'altra porta raggiungiamo uno dei tetti della chiesa. Bisogna proteggersi con tute speciali per non contaminare il materiale raccolto”. La missione Osiris-Rex della Nasa l’anno scorso ha riportato sulla Terra materiale proveniente dall’asteroide Bennu, che ha più di 4,5 miliardi di anni. "Quelle missioni sono fantastiche - prosegue la ricercatrice -. Hanno come obiettivo un singolo oggetto e ti dicono molto su quell'oggetto. I micrometeoriti invece ti raccontano di migliaia, milioni di oggetti. Ti dicono di più sulla popolazione di asteroidi nel suo complesso, un'istantanea di tutti i diversi processi, di tutti i diversi corpi che sono là fuori. E dopo puoi confrontare quei campioni con quanto riportato da missioni come quelle della Nasa”.

 

 

“La polvere di stelle potrebbe contenere indizi sulle origini del nostro pianeta”, afferma il dottor Martin Suttle, docente di Scienze planetarie presso la Open University. Proprio i micrometeoriti potrebbero anche aver creato quell’ambiente ospitale che ha permesso l’accendersi della vita sulla Terra. “C’era più polvere che arrivava sulla Terra in passato, forse mille volte più di oggi”, aggiunge Van Ginneken. “Quella polvere trasporta materia prima per la chimica prebiotica, come il ferro metallico che altrimenti non sarebbe presente sulla superficie terrestre”. I sacchetti di materiale aspirato verranno ora sterilizzati e analizzati al microscopio. E, dopo Canterbury, Van Ginneken e Wozniakiewicz vorrebbero raccogliere polvere di stelle sulle cattedrali di Salisbury e Winchester.

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