Medio Oriente, la minaccia di Netanyahu: "Finché ci sono io..."
Benjamin Netanyahu mette nero su bianco che, nonostante le pressioni internazionali, fino a quando lui sarà il primo ministro di Israele «non ci sarà» uno Stato palestinese perché rappresenterebbe una «minaccia esistenziale» per lo Stato ebraico. Netanyahu ha parlato anche del colloquio avuto con Joe Biden ringraziando gli Stati Uniti per il «sostegno» ma, allo stesso tempo, ha confermato di essere «fermo» nel salvaguardare gli interessi «vitali» di Israele. In cima alla lista c’è il futuro della Striscia di Gaza dopo la guerra. «Deve essere smilitarizzata, sotto il pieno controllo di sicurezza israeliano - ha dichiarato - non scenderò a compromessi». No secco anche alle richieste di Hamas per la liberazione degli ostaggi. «Chiedono in cambio del rilascio dei nostri ostaggi, la fine della guerra, il ritiro delle nostre forze da Gaza e il rilascio di tutti gli assassini e stupratori. Se fossimo d’accordo su questo il sacrificio dei nostri soldati sarebbe vano», ha affermato Netanyahu. Israele ha inoltre fatto sapere che le operazioni a Khan Younis «si espanderannO». Proprio nella città nella parte meridionale della Striscia di Gaza l’Idf ha spiegato di aver trovato un tunnel dove sono stati detenuti una ventina di ostaggi «in condizioni dure e disumane».
Fra loro anche la piccola Emilia Aloni di cinque anni, liberata lo scorso novembre. Sono infatti stati trovati alcuni disegni realizzati dalla bambina. Intanto Hamas per la prima volta ha reso nota, tramite un documento di 16 pagine, la sua analisi di quanto accaduto lo scorso 7 ottobre. Secondo l’organizzazione palestinese si è trattato di «un passo necessario e una risposta normale per affrontare tutte le cospirazioni israeliane contro il popolo palestinese». Hamas ha parlato anche di «alcuni errori» commessi frutto «del rapido collasso del sistema militare e di sicurezza israeliano e del caos causato lungo le aree di confine con Gaza». Nella Striscia, secondo le autorità di Gaza controllate da Hamas, il numero delle vittime ha superato quota 25mila. «Questo è straziante e assolutamente inaccettabile», ha affermato il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha messo in luce ancora una volta come a suo dire «le operazioni militari di Israele hanno diffuso distruzioni di massa e ucciso civili su una scala senza precedenti». Guterres ha definito il Medioriente «una polveriera» mentre l’area interessata dal conflitto continua ad allargarsi. In Libano un raid israeliano ha ucciso due esponenti di Hezbollah mentre, secondo fonti arabe, i raid americani e britannici contro le postazioni dei ribelli Houthi dello Yemen avrebbero causato dallo scorso 12 gennaio la morte di almeno 75 persone. Fra loro anche alcuni «esperti» militari dei Pasdaran iraniani.