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Vertice Italia-Francia, Emmanuel Macron sostiene Giorgia Meloni sui migranti

Dario Martini
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Cooperazione nel settore della difesa, condivisione delle politiche sui migranti, sintonia sulla riforma del Patto di stabilità europeo. Sono i tre pilastri su cui si basa la rinnovata intesa tra Francia e Italia, siglata ieri all’Eliseo nel faccia a faccia tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Gli screzi dei mesi scorsi, soprattutto sul fronte immigrazione, sembrano acqua passata. Parigi e Roma devono e vogliono collaborare. Un’intesa basata sulla realpolitik, come spiega il presidente del Consiglio: «Se questo bilaterale segna un nuovo inizio nelle relazioni personali con Macron?

Tutte le volte che ci siamo incontrati le nostre relazioni sono sempre state molto sui contenuti. Non leggerei la politica estera come se fosse una relazione tra ragazzini che litigano e fanno pace. Ci sono gli interessi delle nazioni che vengono prima di tutto, e mi pare ci siano diversi punti di interesse comune tra Italia e Francia». Parole che trovano conferma nella dichiarazione del capo di Stato francese: «Talvolta ci possono essere controversie, ma sempre in un contesto rispettoso. I legami tra le nostre società, le nostre economie, i nostri artisti e le nostre università fanno vivere ogni giorno questa relazione unica che hanno Francia e Italia. Questa è l’amicizia a cui tengo in primis e lei lo sa bene». Non potrebbe essere altrimenti. Italia e Francia sono l’una per l’altra il secondo partner economico e commerciale.

Un dato su tutti? L’interscambio commerciale tra i due Paesi è pari a 111 miliardi di euro. «E si può progredire ulteriormente», dice Meloni. Ciò che colpisce di più nel bilaterale di ieri a Parigi è sicuramente la nuova sintonia sulle politiche migratorie. Macron si è finalmente convinto che la difesa delle frontiere esterne non può essere più affidato solo ai Paesi di frontiera come l’Italia. Non è un caso che l’altro ieri il ministro dell’Interno Gérald Darmanin (proprio quello che aveva criticato pesantemente il governo Meloni) sia andato a Tunisi con la collega tedesca Nancy Faeser per offrire il proprio sostegno al presidente Kais Saied in cambio dell’impegno a contenere le partenze dei barconi diretti verso le coste italiane. Di qui in avanti l’approccio al problema dei flussi migratori sarà lo stesso. Un’intesa che si vede anche plasticamente. Il presidente francese annuisce con la testa quando Meloni pronuncia le seguenti parole: per quanto riguarda l’immigrazione, la posizione italiana «è di concentrarsi sulla dimensione esterna», cioè sulle frontiere esterne dell’Ue, e su questo «mi sembra che ci ci sia una convergenza con Macron. È decisivo il partenariato con i Paesi del Mediterraneo per creare alternative che ci consentano di favorire la migrazione legale e stroncare le reti di trafficanti. Non possiamo più consentire questo tipo di schiavismo del terzo millennio». Le frasi di Macron sono sovrapponibili a quelle di Meloni: «Dobbiamo lavorare meglio con i Paesi di transito e di origine per fermare i flussi in arrivo». E ancora: «Non c’è una buona politica migratoria europea se non c’è una politica coerente di difesa delle nostre frontiere comuni». L’inquilino dell’Eliseo cita espressamente Tunisia e Libia, Stati con cui si deve per forza fare i conti se si vogliono fermare le partenze dei barconi.

L’altro pilastro del patto Roma-Parigi riguarda la cooperazione in ambito militare. Sia Meloni che Macron citano il sistema missilistico di difesa Samp-T che Italia e Francia hanno consegnato all’Ucraina. «Posso annunciare che è operativo - dice Meloni - È fondamentale per difendere i civili e gli innocenti». Il terzo pilastro è l’asse sulla riforma del Patto di stabilità, che mira a frenare i "falchi" tedeschi da sempre favorevoli ad un controllo stringente sulle politiche di bilancio dei membri dell’Unione europea. «Sulla riforma del Patto di stabilità e crescita noi non possiamo consentire che tornino parametri che oggi sarebbero assolutamente inadeguati ad affrontare l’attuale situazione - spiega il premier - Io credo che la grande sfida della nuova governance dell’Eurozona debba essere incentrata soprattutto sugli investimenti. Se ci siamo dati delle priorità non si può non tenere conto di questi elementi nella nuova governance. Gli investimenti sulle materie strategiche non possono essere considerati come tutti gli altri. È un altro tema su cui siamo d’accordo come diceva anche il presidente Macron e lo faremo ancora meglio in futuro». È quindi tutto oro quel ciò che luccica? Ovviamente no. Come dice Macron, le controversie ci sono e continueranno ad esserci. Ad esempio, Meloni non deve certo aver gradito il sostegno francese alla candidatura di Riad ad ospitare l’Expo 2030, in aperto contrasto a quella di Roma. Ma, come detto, si tratta di realpolitik.

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