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Sudan, la grande fuga: "Tutti gli italiani in salvo". Spari sul convoglio francese

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«Tutti gli italiani che hanno chiesto di partire dal Sudan sono in salvo e in volo verso Gibuti». Arriva in serata l’annuncio del ministro degli Esteri Antonio Tajani che conferma l’evacuazione dei 140 nostri connazionali dal Sudan. Nella prima serata di domenica si era saputo del decollo del primo aereo c130 dell’aeronautica militare dalla capitale sudanese Khartoum in direzione Gibuti.

Gli italiani portati in salvo, a cui si sono aggiunti anche alcuni cittadini stranieri, rientreranno domani sera in Italia. Sempre domenica, ma nel tardo pomeriggio, le forze paramilitari dell’Rsf avevano dato notizia della riuscita evacuazione di 41 italiani e dei membri del personale dell’ambasciata dalla sede diplomatica della capitale sudanese. Il ministro degli Esteri 
Tajani, in un colloquio con il generale Dagalo a capo dell’Rsf, le Forze di Supporto Rapido, ha espresso gratitudine per il sostegno dato alla creazione di un corridoio sicuro per gli italiani. Tra loro anche 7 membri dello staff medico di Emergency che hanno deciso di fare ritorno a casa.  Altri 46 operatori, di varie nazionalità, rimarranno invece in Sudan, dove continueranno a lavorare negli ospedali locali.

Non si fermano infatti i feroci combattimenti tra l’esercito sudanese e i paramilitari dell’Rsf, che hanno già causato la morte di 400 civili. Nel caos creato dagli scontri, i detenuti della prigione di Kobar, nella capitale, ne hanno approfittato per evadere, mentre nel fuoco incrociato tra le parti è rimasto ferito un dipendente dell’ambasciata egiziana. Spari sono stati diretti anche contro un convoglio francese. Secondo l’Rsf, che lo stava scortando, aerei dell’esercito hanno attaccato il gruppo ferendo una persona. La notizia non è però stata finora confermata da Parigi.

Il personale delle ambasciate di Stati Uniti, Regno Unito è stato già evacuato, mentre Olanda, Germania, Irlanda e Francia sono al lavoro per portare in salvo i propri cittadini. Intanto si moltiplicano gli appelli per un cessate il fuoco. L’Alto rappresentante dell’Ue Borrell ha detto di aver parlato con i due leader in guerra, Abdel Fattah al-Burhan (a capo dell’esercito sudanese) e Mohamed Hamdan Dagalo (a capo delle forze paramilitari dell’Rsf) per chiedere una tregua immediata. Anche Papa Francesco dopo la recita del Regina Caeli, in Piazza San Pietro, ha rinnovato il suo appello perché «cessi al più presto la violenza e sia ripresa la strada del dialogo».

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