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Israele nel caos: proteste, guerra e terroristi. Netanyahu sotto assedio

Giada Oricchio
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Alessandro Parini è la vittima dell’attentato di ieri sera a Tel Aviv. Un’auto è piombata sulla folla uccidendo il cittadino italiano e ferendo sei persone. Sono mesi di grande tensione in Israele dove il governo di Benjamin Netanyahu ha tre fronti caldissimi aperti: il conflitto interno, le minacce ai confini con Libano e Gaza e lo scontro sulla riforma della Giustizia. Secondo un’analisi di “la Repubblica”, quanto accaduto venerdì sera è frutto della “spirale di violenza fra i palestinesi e gli israeliani che si sta aggravando da mesi, facendo salire la tensione anche con i cittadini arabi di Israele”.

La giornalista Francesca Caferri osserva che il 2023 sarà uno degli anni più sanguinosi della storia recente: “La scia di attacchi da inizio anno si è intensificata e ha portato a un crescendo di tensione: l’esplosione finale nella notte fra martedì e mercoledì, quando l’esercito israeliano è salito sulla Spianata delle Moschee per far uscire da Al Aqsa le centinaia di musulmani che si erano chiusi nella moschea per la notte”.

Le immagini delle violenze dei militari hanno fatto da miccia al secondo fronte, quello del confine Nord (il Libano) e Sud (Gaza), con ripetuti lanci di razzi da una parte e dall’altra. Infine il terzo problema: le forti proteste degli israeliani contro la riforma della Giustizia: “Il punto di svolta della crisi è stata la decisione di Netanyahu di licenziare il ministro della Difesa Yoav Gallant che aveva chiesto uno stop alla riforma dopo essersi reso conto che migliaia di riservisti minacciavano di non rispondere alla chiamata delle Forze armate in caso di emergenza. (…). È stato lì che le tre crisi si sono intersecate. Oggi, districarle appare davvero complesso”.

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