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Guerra, Xi Jinping a Macron e von der Leyen: "Chiamerò Zelensky". Ma Putin frena

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"Quando i tempi e le condizioni saranno opportuni" Xi Jinping si è detto disposto a chiamare Zelensky. È ciò che sono riusciti a ottenere sul fronte della guerra in Ucraina il presidente francese Macron e la presidente della Commissione Ue von der Leyen, durante la loro visita a Pechino. Macron, nell'incontro privato con Xi, ha espresso piena fiducia nel leader cinese per "riportare la Russia alla ragione e al tavolo dei negoziati con l'Ucraina". Xi, pur non condannando apertamente l'aggressione russa nei confronti di Kiev, ha assicurato: "La Cina vuole promuovere colloqui di pace".

E così, dopo la visita a Mosca dall'amico Putin, Xi ha promesso di far valere la sua "posizione cruciale" per raggiungere una pace giusta, come l'ha definita von der Leyen. Sia la presidente della Commissione Ue che Macron hanno però ribadito l'assoluta necessità che Pechino non armi Mosca, come invece sospetta gran parte dell'Occidente. "Armare l'aggressore significherebbe violare il diritto internazionale", ha detto von der Leyen, "e provocherebbe un danno significativo nei rapporti tra Cina e Ue". Concordi Macron, Xi e von der Leyen anche sull'inaccettabilità delle armi nucleari che Mosca vorrebbe dispiegare in Bielorussia e che, come sottolineato da Macron, violerebbero proprio quegli accordi siglati tra Putin e Xi.

Mosca intanto ha espresso il suo scetticismo sul ruolo che Xi potrebbe avere come mediatore. "La Cina ha una capacità molto efficace e impressionante di fornire servizi di mediazione", ha affermato il portavoce del Cremlino Peskov, "ma la situazione con l'Ucraina è ancora complicata e non mostra alcuna prospettiva per una soluzione pacifica". Peskov ha anche sottolineato la preoccupazione di Mosca per l'espansione della Nato verso i confini russi, dopo che la Finlandia è ufficialmente entrata a far parte dell'Alleanza e ha assicurato che la Russia adotterà "tutte le misure per garantire la propria sicurezza".

Dal canto suo l'Ucraina ha ribadito, per bocca del consigliere presidenziale Podolyak, che i negoziati con Mosca potrebbero avere luogo solo dopo "il ritiro completo dei gruppi armati russi oltre i confini dell'Ucraina riconosciuti internazionalmente nel 1991, Crimea compresa". Una precisazione necessaria dopo che un altro consigliere di Zelensky, Andriy Sybiha, parlando al Financial Times, aveva assicurato la disponibilità di Kiev a discutere con i russi sul futuro della Crimea. Lo stesso presidente ucraino è intervenuto per smentire categoricamente questa ipotesi.

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