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Russia, esplosione in un bar di San Pietroburgo: morto il blogger militare Tatarsky

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Il blogger militare russo Vladlen Tatarsky, noto per le sue posizioni a favore della guerra in Ucraina, è rimasto ucciso in un'esplosione provocata da un ordigno in un bar di San Pietroburgo, lo 'Street bar'. Secondo le agenzie russe, Tatarsky stava incontrando alcune persone e una donna gli avrebbe regalato una statuetta che, a quanto pare, è esplosa, provocando anche 16 feriti e danneggiando la facciata dell'edificio.

Secondo il sito di informazione di San Pietroburgo Fontanka, il bar in cui è avvenuta l'esplosione era in precedenza di proprietà di Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner di mercenari russi. Pare fosse stato affittato per la serata dal gruppo patriottico russo Cyber Front Z, che si autodefinisce "truppe informative russe" su Telegram. Il ministero dell'Interno russo ha dichiarato che tutti coloro che si trovavano al bar al momento dell'esplosione sono stati "controllati per verificarne il coinvolgimento".

Blogger pro guerra in Ucraina, Vladlen Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, si era recato anche al fronte in Ucraina e aveva acquisito particolare notorietà l'anno scorso dopo aver pubblicato, a seguito della cerimonia per l'annessione alla Russia di 4 regioni ucraine, un video girato all'interno del Cremlino in cui diceva: "Sconfiggeremo tutti, uccideremo tutti, deruberemo tutti come necessario. Proprio come piace a noi". La Bbc sottolinea che lui e altri blogger militari avevano criticato alcuni aspetti della campagna russa in Ucraina. Dall'inizio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio 2022, in Russia si sono verificati diversi incendi ed esplosioni senza che vi fossero chiare indicazioni di un collegamento con il conflitto.

La notizia è giunta nel giorno in cui l'Ucraina, mentre l'esercito si prepara a una controffensiva di primavera, ha reso pubblico un piano per una Crimea liberata, delineando una serie di misure che il governo di Kiev dice di voler adottare dopo che riprenderà il controllo della Crimea. A riferirlo, su Facebook, è stato il segretario del Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa dell'Ucraina, Oleksiy Danilov: fra le misure indicate c'è lo smantellamento del ponte strategico di Kerch, di 19 chilometri, che collega la penisola sul Mar Nero alla Russia. Costruito dalla Russia verso la Crimea, è il ponte più lungo d'Europa ed è simbolo della conquista della penisola da parte di Mosca.

Ma non solo, Danilov suggerisce di perseguire gli ucraini che hanno lavorato per l'amministrazione nominata da Mosca in Crimea: alcuni dovrebbero affrontare accuse in sede penale e altri perderebbero le pensioni governative e sarebbero banditi dai lavori pubblici. Ha inoltre scritto su Facebook che tutti i cittadini russi che si sono trasferiti in Crimea dopo il 2014 dovrebbero essere espulsi e che tutte le transazioni immobiliari fatte sotto il dominio russo dovrebbero essere annullate. E ha sostenuto la necessità di rinominare la città di Sebastopoli, che è stata la principale base della Flotta russa del Mar Nero fin dal XIX secolo; ha detto che potrebbe essere chiamata Oggetto n. 6 prima che il parlamento ucraino scelga un altro nome, suggerendo Akhtiar, dal nome di un villaggio che un tempo sorgeva dove ora si trova la città.

Mosca ha annesso la Crimea all'Ucraina nel 2014, ma la maggior parte del mondo non la riconosce come territorio russo. Lo status futuro della penisola sarà un elemento chiave in qualsiasi negoziato per porre fine agli attuali combattimenti. Il Cremlino ha chiesto che l'Ucraina riconosca la sovranità della Russia sulla Crimea e riconosca altre conquiste territoriali fatte da Mosca come condizione per la pace. Kiev ha escluso qualsiasi trattativa di pace con Mosca finché le truppe russe non lasceranno tutti i territori occupati, compresa la Crimea.

Intanto sempre oggi si è tenuta una telefonata fra il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, a proposito del reporter statunitense del Wall Street Journal (Wsj) arrestato in Russia, Evan Gershkovich. Blinken ha riferito di avere espresso "la nostra grave preoccupazione per l'inaccettabile detenzione da parte della Russia di un giornalista cittadino statunitense". "Ho chiesto il suo rilascio e quello del cittadino statunitense Paul Whelan, ingiustamente detenuto", ha precisato. Mosca, dal canto suo, ha fatto sapere che Lavrov ha detto a Blinken che "il destino" del giornalista "sarà determinato in tribunale".

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