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Cosa c'è tra la Russia e la Cina: Dario Fabbri svela il piano di Xi Jinping da Putin

Giada Oricchio
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Il presidente cinese Xi Jinping dice sì al presidente russo Vladimir Putin: visita ufficiale in Russia da lunedì 20 a mercoledì 22 marzo. Nel comunicato di Mosca si legge che “durante il colloquio verranno discusse questioni di attualità sull’ulteriore sviluppo di relazioni di partenariato globali e cooperazione strategica tra Russia e Cina e ci sarà uno scambio di opinioni nel contesto dell’approfondimento della cooperazione strategica russo-cinese sulla scena internazionale”.

Dunque, Xi Jinping chiederà all’alleato Putin di fermare l’invasione dell’Ucraina? L’analista geopolitico Dario Fabbri prova a dare una risposta a questa domanda. In collegamento con la trasmissione “Omnibus” su LA7, venerdì 17 marzo, ha sviscerato l’argomento: “In questo momento la Cina svolge una funzione soprattutto scenografica, basti pensare al piano di pace di 12 giorni fa: un catalogo di dichiarazioni dove c’era tutto e il suo contrario con chiara inclinazione filorussa”. Con tono quasi brutale, il direttore della rivista “Domino” ha sostenuto che la Repubblica popolare cinese ha un chiaro interesse a far proseguire la guerra a bassa intensità: “Non è una Ong, è un impero. All’inizio era molto preoccupata perché il conflitto distruggeva una delle vie della Seta, quella che passa dalla Turchia per arrivare fino in Germania”.

Tuttavia, superato il primo momento, adesso la Cina “osserva con piacere la distrazione degli americani dall’Indo-Pacifico (si è allontanata da Taiwan, nda) e vede la Russia avvitarsi in una guerra così scellerata che sarà costretta a subordinarsi alla Cina. Xi Jinping accoglierà Putin con il cappello in mano”. Dunque, dopo un anno di guerra, la strategia del Dragone si è delineata: non la fine della guerra tout-court bensì la volontà di intestarsi i meriti di una tregua contro gli Usa secondo il consolidato schema propagandistico “gli americani guerrafondai sono troppo coinvolti, noi siamo buoni e fermiamo le ostilità”.  

Fabbri ha ribadito che Xiu Jinping non ha interesse al tacere delle armi e ha citato Napoleone: “Secondo una sua massima: mai disturbare un nemico che sbaglia. Vorrebbero un accordo da loro arbitrato. Si accontenterebbero di dire che l’hanno cercato e ottenuto. E servirebbe a far rifiatare la Russia perché questa è una guerra carsica, esistenziale per i russi, nella loro testa è davvero così, ci credono sul serio”.

L’esperto di politica internazionale disegna lo stesso tremendo scenario di Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes: “Una tregua non significa la fine del conflitto. Sarebbe la vittoria diplomatica di chi la realizza materialmente, non la conclusione in senso assoluto e il ritorno alla pace”.

 

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