Migranti, pugno duro del Regno Unito: bando a vita per i clandestini
Difendere i confini nazionali e razionalizzare gli ingressi di immigrati non è un reato. Non crea clamore mediatico né, tantomeno, genera scontri tra maggioranza e opposizione. Quello che in Italia sarebbe impossibile, è norma comune nel Regno Unito. Basti pensare a Rishi Sunak. Il premier, nato a Southampton da un padre kenyota e una madre originaria della Tanzania, sta seriamente pensando ad un imponente giro di vite a tutti quei migranti che arrivano oltre Manica su piccole imbarcazioni. Un’ipotesi che, da noi, solleverebbe girotondini, manifestazione di ogni tipo, darebbe fiato a tromboni stonati e diventerebbe l’argomento cardine di migliaia di talk show televisivi. Si tratta, nello specifico, di una sorta di daspo a vita, un bando rivolto a chi entrerà illegalmente nel territorio della Perfida Albione. Domani verrà reso noto il testo di una legge che renderà un crimine attraversare lo Stretto a bordo di imbarcazioni di fortuna. Secondo le prime indiscrezioni, verrà consentita la detenzione di massa di migliaia di richiedenti asilo che si recheranno nel Regno Unito su gommoni o improvvisate navi a vela. Una volta fermati, dopo essere trattenuti per un determinato periodo in appositi centri, i migranti saranno mandati in Ruanda o in un altro «Paese terzo». Chi verrà condannato, non potrà mai più chiedere la cittadinanza britannica.
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Una legge volta ad attenuare un fenomeno che sta assumendo, oltre Manica, il carattere dell’emergenza. «Che sia chiaro, chi arriva qui illegalmente non potrà restare. Fermare i migranti che sbarcano sulla costa inglese sarà una delle priorità del governo», aveva promesso Rishi Sunak. È bene ricordare che, tra i numerosi motivi che hanno portato al trionfo della Brexit, vi è stata anche la richiesta dei cittadini di Sua Maestà di riprendere il controllo dei confini. La realtà, al contrario, racconta di un fenomeno, quello degli sbarchi, aumentato in modo vertiginoso dal 2016. Stando ai sondaggi, l’immigrazione illegale è una delle preoccupazioni principali degli inglesi dopo l’economia e il costo della vita. I numeri parlano di quasi 46mila migranti che hanno attraversato la Manica su canotti e barche lo scorso anno, quasi il doppio rispetto ai 28mila del 2021. Nonostante le avversità del clima e il freddo polare dell’acqua, tra gennaio e febbraio sono già tremila le persone giunte nei pressi delle bianche scogliere di Dover. Disperati che arrivano in prevalenza dall’Albania, dall’Iran, dall’Iraq, dall’Afghanistan e dalla Siria.
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Sunak entro la fine di questa settimana incontrerà il presidente francese Emmanuel Macron. Una riunione che si annuncia tesa, volta, almeno nelle intenzioni del britannico, a raggiungere un’intesa con la Francia, paese dal quale partono la quasi totalità dei migranti che attraversano la Manica. Numeri, quelli inglesi, che, se paragonati ai nostri, fanno però sorridere. Basta sfogliare il cruscotto statistico giornaliero, redatto dal Viminale, per rendersi conto che, se quella inglese è un’emergenza, la nostra è una piccola catastrofe. Da inizio anno siamo già a 14.639 ingressi, quasi tre volte gli approdi dello scorso anno (5.629) e di due anni fa (5.683). Il 2022 si è chiuso in tripla cifra, a 105mila sbarchi.
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