Terremoto, disastro in Turchia e Siria: in migliaia ancora sotto le macerie
Si scava senza sosta sotto le macerie dopo il devastante terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito il sud della Turchia e il nord della Siria. Nel cuore della notte fra domenica e lunedì, quando erano le 4.17 locali, i residenti sono stati svegliati da una scossa che ha avuto epicentro a una profondità di 17,9 chilometri vicino alla città di Gaziantep, dove le temperature erano appena sopra lo zero. Edifici crollati, gente in strada, persone intrappolate fra i detriti: il bilancio è al momento di oltre 2.600 morti, ma secondo l'Istituto statunitense Usgs le vittime potrebbero arrivare a 10mila. È "il più grande disastro dopo il terremoto di Erzincan del 1939", ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, riferendosi al sisma nell'est della Turchia in cui morirono circa 33mila persone. Una tragedia che colpisce una regione già tormentata dalla guerra civile in Siria e dalla crisi dei rifugiati.
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Il terremoto, che ha avuto come epicentro la provincia sudorientale turca di Kahramanmaras, è stato avvertito da milioni di persone: non solo in Turchia e Siria, ma anche a Beirut, a Cipro, in Israele e fino al Cairo. Alla scossa 7.8 della notte ne è seguita una di magnitudo 7.5 registrata alle 13.30 locali di lunedì a circa 100 chilometri di distanza: l'epicentro si trova nei pressi della città di Ekinozu, e anche in questo caso a bassa profondità, 10 chilometri, elemento che contribuisce in genere a causare danni più gravi, ma l'agenzia turca per i disastri sottolinea che le 2 scosse sono state indipendenti l'una dall'altra. Sono oltre 100 le scosse di assestamento registrate.
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Erdogan ha dichiarato 7 giorni di lutto nazionale. "La nostra bandiera sarà issata a mezz'asta fino a domenica 12 febbraio in tutte le nostre rappresentanze nazionali e all'estero", ha annunciato. Il bilancio provvisorio complessivo, fra Turchia e Siria, è di almeno 2.619 morti: di questi, 1.651 in Turchia, 538 nelle zone siriane sotto il controllo del governo e altri 430 nelle zone della Siria in mano all'opposizione, dove dei soccorsi si occupano perlopiù i cosiddetti Caschi bianchi. Alla Farnesina non risultano al momento italiani coinvolti. "Quelli che siamo riusciti a rintracciare sono tutti in ottime condizioni. Stiamo facendo gli ultimi controlli e le ultime ricerche per vedere. C'è anche un problema di collegamenti perché le linee telefoniche sono saltate, si tratta di una regione ai confini con la Siria. Quindi speriamo di avere notizie positive da parte di tutti. Fino adesso abbiamo avuto solo notizie positive", ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
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Il sisma aggrava la sofferenza in una regione che negli ultimi 10 anni e più ha sofferto molto. La tragedia del sisma colpisce infatti una regione che è stata modellata, da entrambi i lati del confine, da oltre un decennio di guerra civile in Siria, aggiungendo un ulteriore dramma per i profughi siriani. Sul lato siriano della frontiera, la fascia colpita dal sisma è divisa fra il territorio controllato dal governo e l'ultima enclave dell'opposizione del Paese, circondata dalle forze governative sostenute dalla Russia. In Siria le regioni controllate dall'opposizione sono popolate da circa 3 milioni di sfollati provenienti da altre zone del Paese. E la Turchia ospita milioni di rifugiati provenienti dal conflitto siriano.
Il mondo si è subito mobilitato per portare assistenza. Le offerte di aiuto, dalle squadre di ricerca e salvataggio alle forniture mediche al denaro, sono arrivate da decine di Paesi, oltre che dall'Ue - che ha fatto sapere di avere mobilitato squadre di soccorsi e il sistema satellitare Copernicus - e dalla Nato, il cui segretario Jens Stoltenberg ha sentito Erdogan e il ministro degli Esteri Cavusoglu. Da Volodymyr Zelensky a Vladimir Putin, da Benjamin Netanyahu a Joe Biden, nonché da Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mark Rutte, una pioggia di offerte d'aiuto è arrivata dalle prime ore del mattino. "Siamo con il popolo turco in questo momento difficile. Siamo pronti a fornire l'assistenza necessaria per superare le conseguenze del disastro", ha twittato il presidente ucraino. La maggior parte degli aiuti è stata destinata alla Turchia, con la promessa di aiuti russi e persino israeliani anche al governo siriano, ma non è chiaro se gli aiuti destinati alla Siria includano la parte controllata dai ribelli nel nord-ovest.
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Migliaia di edifici sono crollati in un'ampia area che si estende dalle città siriane di Aleppo e Hama fino alla turca Diyarbakir, più di 330 chilometri a nord-est. Solo in Turchia, le autorità hanno dichiarato che più di 3.700 edifici sono stati distrutti. Anche ospedali sono stati danneggiati e uno è crollato nella città turca di Iskenderun. Anche il patrimonio culturale è stato colpito: in Turchia è stato distrutto il castello di Gaziantep, simbolo della città, inizialmente utilizzato come torre di guardia e poi ampliato in epoca romana; e in Siria è stata danneggiata la fortezza dei crociati di Marqab a Baniyas. Le temperature rigide potrebbero ridurre il tempo a disposizione dei soccorritori per salvare i sopravvissuti intrappolati, ha dichiarato il dottor Steven Godby, esperto di rischi naturali della Nottingham Trent University, aggiungendo che la difficoltà di lavorare in aree colpite dalla guerra civile non farà che complicare gli sforzi di salvataggio.