Qatargate, la confessione di Giorgi: “Cifre e pagamenti in contanti, tutto è iniziato nel 2019”
Pierantonio Panzeri e il suo ex assistente Francesco Giorgi hanno iniziato la loro «collaborazione» con il Qatar all’inizio del 2019. È quanto ha raccontato agli inquirenti l’assistente parlamentare, riferisce stamani il quotidiano belga Le Soir nella sua edizione on line. Secondo quanto riferito da Giorgi, l’idea sarebbe nata nel 2018, quando Panzeri era ancora presidente della sottocommissione Diritti Umani del Parlamento Europeo: Ali ben Samikh al Marri, già presidente del Comitato nazionale per i diritti umani del Qatar e attuale ministro del Lavoro, avrebbe avuto l’idea di usare l’italiano per fare lobbying a Bruxelles. «È iniziato tutto all’inizio del 2019 - ha raccontato Giorgi - abbiamo definito le cifre, che ho difficoltà a ricordare, per i nostri rispettivi interventi». I pagamenti avvenivano «in contanti».
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Panzeri, invece, ha detto agli investigatori che l’accordo con Doha è posteriore: risalirebbe, secondo lui, al novembre 2019, cioè dopo la fine del suo terzo mandato al Parlamento Europeo. L’accordo con il Marocco sarebbe iniziato «dopo il 2019», secondo Panzeri, e prevedeva che l’ex sindacalista si attivasse per evitare l’approvazione di risoluzioni scomode per Rabat, in cambio di «50mila euro». Il sistema si sarebbe ‘professionalizzato’ in seguito, secondo Giorgi, con la creazione della Asbl Fight Impunity, che avviene il 25 settembre 2019. La ong serviva come copertura per non «destare allarme», a quanto ha spiegato Giorgi. Panzeri avrebbe distribuito biglietti aerei pagati dal Qatar a persone a lui vicine, inclusi «una contabile e dei consiglieri politici», riferisce Le Soir. L’assistente di Abbiategrasso non ha menzionato alcun eurodeputato che abbia approfittato di biglietti gratuiti per i Mondiali di calcio.
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Oltre al Marocco e al Qatar, ha spiegato ancora Giorgi, l’organizzazione lavorava anche per la Mauritania, un Paese che ha «un problema d’immagine»: per migliorarla, si sono affidati a Panzeri. Questi avrebbe ricevuto da Nouakchott circa 25mila euro in contanti, mentre Giorgi avrebbe affittato all’ambasciatore mauritano a Bruxelles un appartamento, il cui affitto rappresentava la sua retribuzione. Giorgi ha anche sostenuto che la sua compagna, Eva Kaili, anch’ella in carcere, sarebbe stata al corrente dell’origine dei soldi che lui teneva in casa, ma che non faceva parte dell’organizzazione.
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