“Bisognava spiare la Cina”. Il Congresso Usa si scaglia contro gli 007: errori sulla pandemia Covid
Alle prime notizie della misteriosa pandemia a Wuhan, gli Stati Uniti avrebbero dovuto avviare un’operazione di spionaggio in Cina per avere una maggiore conoscenza del virus e comprensione del suo pericolo. È quanto si legge in un nuovo rapporto della Commissione Intelligence della Camera, guidata dai democratici, in cui si punta il dito contro la mancanza di operazione clandestine di intelligence alla fine del 2019 e l’inizio del 2020 quando il Covid ha fatto la sua comparsa in Cina. Si conclude che i servizi segreti americani mancano «della generale capacità di fronteggiare l’emergere di una pandemia». All’inizio del gennaio del 2020, l’intelligence Usa è al corrente del virus ma non ha avuto il tempo o «il livello di preoccupazione» per organizzare un’operazione di spionaggio per raccogliere le informazioni che allora Pechino non faceva trapelare al mondo. «L’intelligence community deve migliorare i suoi risultati nell’analisi di vaste quantità di dati, nel individuare trend insoliti nelle attività sanitarie che indicano che una malattia non è ancora stata scoperta o è tenuta nascosta dalle autorità sanitarie», conclude il rapporto.
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Nella sua introduzione Adam Schiff, il democratico che presiede la commissione fino al prossimo gennaio quando si insedierà la nuova maggioranza repubblicana, afferma che «nel 2020 l’intelligence non era preparata a dare un allarme anticipato o una visione complessiva di una pandemia». Si riconosce comunque che gli 007 a gennaio e febbraio di quell’anno hanno dato dei «chiari e consistenti avvisi di allarme», molto prima che l’allora presidente Donald Trump decidesse di dichiarare l’emergenza nazionale nel marzo del 2019.
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