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Aleksandr Dugin smentisce tutto: io fedele a Putin. Il caso del post rimosso

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Si tinge di giallo la presunta "conversione" di Alexandr Dugin, il filosofo russo considerato in passato uno dei consiglieri più ascoltati da Vladimir Putin. La stampa inglese ha riportato un suo durissimo attacco al presidente russo apparso su Telegram, poi rimosso. Quando la notizia ha iniziato a fare il giro del mondo è arrivato il dietrofront del filosofo, la cui figlia Darya Dugina è stata uccisa recentemente in un attentato  mentre accompagnava il padre per una conferenza, alla periferia di Mosca. 

 

"L’Occidente ha iniziato a far credere che io e i patrioti russi ci siamo rivoltati contro Putin dopo la resa di Kherson, chiedendo presumibilmente le sue dimissioni. Questo non proviene da nessuna parte e si basano su un mio presunto messaggio cancellato", ha dichiarato l'esponente di spicco del nazionalismo russo in un comunicato. "Nessuno ha voltato le spalle a Putin", ha affermato Dugin, "io e tutti i patrioti russi lo sosteniamo incondizionatamente. Il dolore per la perdita di Kherson è una cosa; l’atteggiamento nei confronti del Comandante in capo è un altro. Siamo fedeli a Putin e sosteniamo la SMO (l'operazione militare speciale, ndr) e la Russia fino alla fin" ha proseguito.

 

"L’Occidente che sta esercitando una pressione eccessiva sulla Russia, non capisce che la Russia e Putin non capitoleranno in nessun caso. Il presidente è stato chiaro: non ci arrenderemo. Mettere all’angolo la Russia è un suicidio per l’Occidente e per l’umanità", dice ancora Dugin che allontana l’idea di un ricorso della Russia all’atomica: "Dopo aver mobilitato la società spiritualmente e ideologicamente, ce la faremo senza armi nucleari". 

 

E le critiche al capo? "Se abbiamo qualche lamentela da fare, è nei confronti dell’elite al potere, che sta già correndo in giro e tradendo la Guida Suprema, uno ad uno. Solo noi, i patrioti russi e il popolo russo, gli siamo fedeli", attacca Dugin che sposta il tiro sugli oligarchi. A lanciare la notizia delle critiche a Putin era stato il Mirror che aveva tarpato di un lungo post apparso su telegram e poi rimosso in cui Dugin avrebbe, tra l'altro, citato un passaggio dell’opera antropologica di James George Fraser "Il ramo d’oro", in cui un sovrano viene ucciso dai suoi sudditi perché non è riuscito a far piovere durante un periodo di siccità. 

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