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Elezioni Usa Midterm, i mercati non tifano Biden

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Paola Tommasi
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E se ai mercati piacesse l'idea di Joe Biden «anatra zoppa»? A Wall Street già danno per scontato che il Presidente Usa perderà le elezioni di metà mandato che si terranno domani e hanno preso le dovute precauzioni. Anzi, lo scenario non dispiace per nulla. «Visto come ha governato in questi due anni, meglio che abbia il Congresso, o almeno una delle due Camere, a maggioranza repubblicana che gli blocca i provvedimenti così almeno non fa danni» è il ragionamento. Ma anche spersonalizzando, le serie storiche dimostrano che i mercati sono cresciuti di più negli anni in cui i Presidenti non controllavano il Congresso.

La sensazione in questa tornata elettorale è proprio che le aspettative non siano su quello che nel caso di vittoria dell'una o dell'altra parte politica verrebbe fatto ma di quello che non si farebbe. Il che diventa un problema in un momento di crisi economica con l'inflazione alle stelle e la recessione alle porte, anche considerato il rialzo dei tassi di interesse da parte della banca centrale americana, la Federal Reserve.

Le preoccupazioni principali, a questo punto, diventano l'andamento del debito pubblico, la cui necessità di riduzione o il cui eventuale aumento il Congresso Usa discute negli ultimi mesi dell'anno, come la Legge di bilancio in Italia, e, conseguentemente, la possibilità che il governo riesca a finanziare le principali spese, soprattutto sociali, con i fondi disponibili. Nel 2010, quando Barack Obama perse le elezioni di metà mandato (ma fu poi rieletto Presidente nel 2012), lo stallo su questi temi fu tale che gli Stati Uniti persero la tripla A nel rating del debito pubblico.

Per il resto, Wall Street vede bene un eventuale successo dei repubblicani alle elezioni perché probabilmente bloccherebbe gli aumenti delle tasse previsti da Biden, soprattutto sui ceti più abbienti, e pure la tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche che non è ancora stata varata ma che il Presidente sarebbe pronto a introdurre subito dopo il voto. In caso di vittoria dei repubblicani, inoltre, i mercati si aspettano un ulteriore aumento delle spese militari, che favorirebbe le aziende che operano nel settore della difesa, e degli investimenti in infrastrutture, che darebbero una forte spinta all'economia. Sebbene anche i democratici su questi ultimi due temi abbiano posizioni molto più vicine a quelle dei loro avversari politici rispetto a quanto si pensi.

E infatti per Wall Street alla fine della giornata il dibattito politico è considerato solo rumore di fondo, anche perché, anche qui guardando le serie storiche, dopo le elezioni il valore dei titoli in borsa sono sempre aumentati, indipendentemente dai risultati delle urne. È l'effetto positivo dell'esercizio democratico, un dato importante soprattutto in un periodo come quello attuale in cui l'importanza della democrazia rispetto ai regimi autoritari viene talvolta messa in discussione.

La vera preoccupazione di famiglie, imprese e mercati è il costo della vita, che a settembre è cresciuto dell'8,2% ed è previsto in ulteriore aumento dai dati di ottobre, e la politica monetaria della Fed che, come la Banca Centrale Europea, ha sottovalutato i primi segnali dell'inflazione che cominciava a crescere, considerandola un evento temporaneo, e che come unica risposta alza i tassi di interesse, innescando un pericoloso circolo vizioso destinato a peggiorare la situazione economica. Nel frattempo, domani tutti ai seggi, sperando in un futuro migliore. Ogni voto vale.

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