Cop27, l'aut aut di Guterres ai leader mondiali: "Patto di solidarietà o suicidio collettivo"
Il mondo è su "un'autostrada verso l'inferno climatico con il piede sull'acceleratore" e l'unico modo per "porre fine a tutta questa sofferenza" è scegliere di collaborare. È l'allarme lanciato dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ai leader mondiali riuniti a Sharm El-Sheikh, in Egitto, per la Cop27, il summit sul clima.
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"L'umanità ha una scelta: cooperare o perire", le parole di Guterres, che ha chiesto una tassa sugli extra profitti delle compagnie di combustibili fossili. Serve "un patto di solidarietà climatica" che sostenga finanziariamente i Paesi poveri per far fronte agli effetti del riscaldamento globale, con aiuti finanziari e uscita graduale dal carbone per i Paesi più ricchi entro il 2030 e altrove entro il 2040, è la richiesta di Guterres. Per il segretario generale dell'Onu le opzioni sono "un patto di solidarietà sul clima o un patto di suicidio collettivo", e in particolare dovrebbero lavorare insieme i due maggiori Paesi emettitori di CO2, Stati Uniti e Cina. Intanto, dalla Svezia Greta Thunberg ha detto che è pronta a passare il megafono a chi vive in prima linea il cambiamento climatico: "Dovremmo anche ascoltare i racconti e le esperienze delle persone che sono più colpite dalla crisi climatica. È tempo di cedere il megafono a coloro che hanno davvero delle storie da raccontare", ha detto l'attivista che ha guidato le proteste per il clima facendo diventare Fridays for future un movimento globale. Sono oltre 100 i leader dal mondo che parleranno nei prossimi giorni al vertice in Egitto, la maggior parte dei quali provenienti dai Paesi in via di sviluppo, che chiedono una maggiore responsabilità da parte delle nazioni più ricche e inquinanti. In particolare, gran parte dell'attenzione sarà rivolta a raccontare le loro storie di devastazione dovuta ai disastri climatici, con culmine nel discorso di martedì del primo ministro del Pakistan Muhammad Sharif, nel cui Paese le alluvioni estive hanno causato almeno 40 miliardi di dollari di danni e milioni di sfollati.
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Ma sulla Cop27 di quest'anno pesa, oltre che la guerra in Ucraina, un tempismo forse infelice. La maggior parte dei leader si riunisce lunedì e martedì, proprio mentre negli Stati Uniti si svolgono le elezioni di midterm, e i leader dei 20 Paesi più ricchi si riuniranno poi fra qualche giorno a Bali, in Indonesia, per il G20 del 15 e 16 novembre. Secondo molti osservatori sarà dura ottenere progressi alla Cop27 visto tutto quello che sta succedendo nel mondo. I leader di Cina e India, entrambi fra i maggiori emettitori, pare salteranno i colloqui sul clima, anche se hanno mandato dei delegati a negoziare. Il leader del Paese più inquinante, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, arriverà qualche giorno dopo rispetto agli altri premier e presidenti, sulla strada per Bali. Quanto al primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, aveva inizialmente intenzione di evitare i negoziati, ma le pressioni dell'opinione pubblica e i piani del predecessore Boris Johnson gli hanno fatto cambiare idea (mentre il nuovo re Carlo III, da sempre sostenitore dell'ambiente, non parteciperà a causa del suo nuovo ruolo). E il leader russo Vladimir Putin, la cui invasione dell'Ucraina ha creato un caos energetico che si riflette anche sui negoziati sul clima, non sarà presente.Mantenere l'aumento della temperatura globale dall'era preindustriale a 1,5°C è un obiettivo chiave. "Dobbiamo fare tutto il possibile per mantenere gli 1,5 gradi a portata di mano. L'Europa mantiene la rotta", ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. "Il pianeta è diventato un mondo di sofferenza. Non è forse il momento di porre fine a tutta questa sofferenza?", ha detto in apertura di summit il presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi. Sul quale pesa l'ombra delle questioni aperte dei diritti umani in Egitto: in coincidenza con l'apertura della Cop27 l'attivista egiziano Alaa Abdel Fattah, icona della rivolta di piazza Tahrir, dopo oltre 6 mesi di sciopero della fame in carcere consumando solo 100 calorie al giorno ha deciso di intensificare la protesta e ha iniziato anche lo sciopero della sete. La segretaria generale di Amnesty International, Agnes Callamard, ha lanciato un appello: i colloqui di Sharm El-Sheikh rischiano di essere macchiati dalla morte del principale attivista egiziano per i diritti se le autorità egiziane non lo rilasceranno entro pochi giorni. A Sharm è arrivata anche la sorella di Alaa, Sanaa Seif: "Sono qui per fare del mio meglio per provare a portare luce sul caso di mio fratello e per salvarlo", ha detto. Alaa ha anche cittadinanza britannica e la sua famiglia ha pubblicato una lettera ricevuta dal primo ministro britannico Rishi Sunak in cui si legge che il summit globale sarà un'opportunità per sollevare il caso di Abdel Fattah "con la leadership egiziana"