Fan di Donald Trump pazzi per Giorgia Meloni. "Modello per la destra Usa"
«Come Giorgia Meloni è diventata la beniamina della destra di Trump». A quattro giorni dal voto di midterm negli Stati Uniti e poche ore dopo l’annuncio del tycoon di una sua «molto probabile» ricandidatura alle elezioni del 2024, il «Washington Post» dedica una lunga analisi a similitudini e differenze tra la destra della nuova premier italiana e quella che fa riferimento all’ex presidente. E cita parlamentari repubblicani e anchorman vicini alla destra, tutti di fede più o meno trumpiana, che la indicano come «un modello». Soprattutto dopo aver visto un video, condiviso dopo la sua vittoria al voto del 25 settembre dallo stratega conservatore americano Greg Price, nel quale la Meloni denuncia «un attacco globale contro la famiglia, il genere e la religione».
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La clip è diventata virale tra i repubblicani schierati con Trump. E le recensioni sono state entusiastiche. «Così, ben detto», ha detto ha commentato Marjorie Taylor Greene, deputata della Georgia fanatica delle teorie cospirazionistiche. «Spettacolare», ha fatto eco il senatore Ted Cruz. «Un modello per i candidati dell’8 novembre», ha detto ancora Steve Cortes, ex consigliere della campagna di Trump. Diventando il primo capo di governo di estrema destra nell’Europa occidentale del dopoguerra, «Meloni è emersa come un celebrato punto di riferimento per i repubblicani Maga (il movimento Make America great again che si ispira a Trump, ndr) che hanno interpretato la sua ascesa come un’affermazione dei propri valori e obiettivi», scrive il
Washington Post. Secondo cui «nella loro narrazione, che prevale sui social media e sui media di destra, la Meloni è la voce della verità che parla chiaramente delle sue convinzioni, che non è scesa a compromessi di fronte alla sinistra woke e ha sconfitto i media isterici che la definiscono fascista, razzista e anche peggio».
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«Non c’è dubbio che l’ascesa della Meloni sia notevole e, se riuscisse a governare l’Italia, potrebbe spianare la strada verso il potere ad altre figure un tempo marginali in Europa», scrive il quotidiano, che poi sottolinea le differenze tra la situazione italiana e quella negli Stati Uniti. Il giornale cita l’intervista che la leader di Fdi aveva rilasciato ad agosto allo stesso Washington Post, in cui aveva evitato di rispondere alla domanda se si sentisse più allineata con l’ala trumpiana del partito o con coloro che si oppongono alla sua presa di potere ideologica. «Non sono interessata a entrare nel dibattito all’interno del Partito Repubblicano - aveva detto - perché sarebbe una questione troppo complessa per me».
In particolare, chiosa il quotidiano, in un momento in cui la nozione di brogli elettorali si è fatta strada così profondamente nel Partito repubblicano, Meloni non ha mai suggerito - né prima né dopo il voto - che le elezioni parlamentari italiane potessero essere messe in discussione. Quando il risultato le ha dato la possibilità di essere nominata primo ministro, la Meloni ha mostrato deferenza nei confronti del suo predecessore, Mario Draghi. E quando la scorsa settimana ha parlato davanti al Parlamento, ha celebrato l’ordinato passaggio di potere. «Così dovrebbe essere nelle grandi democrazie», ha detto la premier, secondo la chiosa del Washington Post.