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Il politologo di Putin svela i piani della Russia: altre armi dopo i referendum e sarà guerra mondiale

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Un piano lineare per forzare l'Occidente ad arretrare negli aiuti all'Ucraina e convincere i russi ad andare al fronte in massa, ma che fa innalzare il rischio di una guerra mondiale in modo esponenziale.  Dmitrij Suslov, capo del Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia, ha spiegato i progetti di Vladimir Putin in un intervista al Corriere della sera. Nell'istituto che dirige viene plasmata la linea del Cremlino in politica estera. Il politologo spiega come l'uso di armi nucleari per Putin resti un ipotesi di ultima deterrenza. "uno strumento retorico per forzare l'Occidente a non aumentare, anzi a ridurre l'aiuto militare a Kiev e per dissuaderlo dall'entrare direttamente in guerra, per esempio spiegando truppe nelle regioni occidentali dell'Ucraina o altrove, specialmente quando l'aumento delle forze russe costringerà le forze ucraine a ritirarsi".

 

Il problema per i russi, sul campo, è la sproporzione delle forze. "La Russia non può vincere questa guerra solo con un corpo di spedizione numericamente inferiore all'avversario: a Kharkiv parliamo di un rapporto di 1 a 8 a favore degli ucraini e questo ne spiega il successo. La scarsezza di personale è stata la principale debolezza russa in questa campagna e ora è chiaro che rischiamo di non poter più tenere neppure i territori rimanenti, a meno di una escalation della presenza militare", spiega Suslov.

 

Per molti i referendum per l'annessione alla russa nei territori occupati che si stanno svolgendo in questi giorni sono un inutile forzatura. Ma il politologo svela il loro reale obiettivo. "Primo, per giustificare la mobilitazione: le persone saranno molto più motivate se sanno di combattere una guerra difensiva invece che aggressiva", afferma. "La seconda ragione è il tentativo di forzare l'Occidente collettivo al tavolo negoziale". In che modo? "Dopo i referendum, il rischio di una Terza guerra mondiale aumenterà in modo esponenziale. Una volta annessi i quattro territori, ogni missile occidentale che li colpisce verrà considerato una dichiarazione di guerra. E mi chiedo se l'Occidente accetterà il rischio di un conflitto mondiale, continuando l'attuale massiccia fornitura di armi a Kiev, oppure se accetterà di ridimensionarla" è il ragionamento del politologo vicino a Putin che minimizza le proteste per la mobilitazione militare e parala di "diverse migliaia di persone" che hanno lasciato la Russia per non finire sotto le armi. 

 

In ogni caso, "Putin è pronto ad accettare negoziati anche domani, alle condizioni della Russia". Due scenari possibili. "Una trattativa con Stati Uniti e Nato, senza l'Ucraina", dopo l'annessione dei territori occupati. "Il secondo è molto peggiore. La Russia continua la mobilitazione" per la quale "ci vorranno tre o quattro mesi", e alla fine dell'anno o all'inizio del 2023 "l'esercito russo lancerà la sua controffensiva. A quel punto tutto dipenderà dalla disponibilità dell'Occidente a negoziare, dallo stato di esaustione delle parti, da come l'Ucraina sopravviverà nei prossimi mesi con un'infrastruttura economica e civile distrutta, da come l'Europa supera l'inverno, dall'effetto cumulativo delle sanzioni sulla Russia".

 

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