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Regina Elisabetta, ultimo addio alla più amata: finisce un'epoca, il mondo si inchina

Alessandra Zavatta
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Se si avevano dubbi su quale tipo di fascino avesse ancora la monarchia sul popolo britannico, il funerale della Regina Elisabetta II l'ha fugato. La Gran Bretagna guarda alla monarchia con immutato affetto, anzi con orgoglio, come a un elemento unificatore, un'ancora di salvezza in un mondo pieno di insidie. Il Paese ha dato ieri l'ultimo addio alla regina rimasta sul trono per settant'anni con una cerimonia che ha messo in mostra l'attenta coreografia e la solennità costruita in decennni di preparazione. Presenti cinquecento Capi di Stato, ambasciatori e dignitari arrivati da 195 Paesi del mondo. «Al suo ventunesimo compleanno Elisabetta promise di servire il Paese e il Commonwealth, raramente una promessa è stata meglio mantenuta», ha detto l'arcivescovo di Canterbury Justin Welby nell'elegia funebre. Di buon mattino avevano cominciato ad affollare l'abbazia di Westminster gli ospiti arrivati dai quattro angoli del pianeta. Tutti in pullman, tranne il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, a cui è stato concesso di arrivare con la limousine blindata, The Beast, ma che è giunto ritardo per colpa del traffico. E così si è dovuto accontentare di un posto nelle ultime file. E poi i reali di mezzo mondo, dall'imperatore del Giappone Naruhito al re di Spagna Felipe VI, ai reali di Danimarca e Belgio. In prima fila il nuovo governo britannico capitanato da Liz Truss, gli ex premier inglesi Boris Johnson, David Cameron, Theresa May, Tony Blair, l'aristocrazia britannica, con una buona dose di cappellini e tight e dame di corte.

 

 

Infine sono arrivati i membri della Famiglia reale. Prima in tre autobus i parenti più lontani. Poi le Rolls-Royce con la regina consorte Camilla, Kate Middleton, la moglie del principe William, e a sorpresa anche i principini George e Charlotte, 9 e 7 anni. Il principe ribelle Harry e la moglie americana Meghan Markle si sono dovuti accontentare di un posto in seconda fila e, all'uscita della chiesa, si sono anche dati la mano, violando l'etichetta di corte che considera «inopportuno» quel gesto in pubblico. Ultimo nel corteo il nuovo re, Carlo III, l'espressione assorta, a tratti commossa. Nel silenzio reverente della folla, al suono delle cornamuse, la bara (in quercia inglese, piombata e pesantissima, trasportata da otto militari e non dai sei tradizionali portatori) è arrivata sulla State Gun Carriage, una carro per il trasporto dei cannoni che praticamente non ha mai prestato servizio nell'esercito britannico, ma trasportò le bare della regina Vittoria, poi di re Edoardo VII, Giorgio V, Giorgio VI, Winston Churchill e Lord Mountbatten. Tutto ha funzionato come da copione, limato in anni e anni di aggiornamenti. E anche la folla ha risposto alle attese.

 

 

Centinaia di migliaia di persone si sono riversate per le strade di Londra, mostrando orgogliose foto della regina e bandiere con la Union Jack. Tutti in piedi ad Hyde Park quando i maxischermi hanno inquadrato il feretro, lacrime e applausi. Poi 40 chilometri di folla ai lati della strada che da Londra ha portato la sovrana a Windsor, dove riposerà accanto al marito, ai genitori e alla sorella nella Cappella di San Giorgio. «God save the king» hanno cantato la famiglia reale, i dignitari e sudditi da Westminster e per tutta la Gran Bretagna. Momento toccante della cerimonia di sepoltura è stato quando sono state tolte da sopra la bara le insegne reali (corona, scettro e globo) a simboleggiare che Elisabetta, di fronte a Dio, non è più regina. Carlo ha poi deposto sul feretro il vessillo con cui la tradizione identifica il comandante in campo. Vessillo che subito dopo il Lord Ciambellano della Casa reale ha spezzato insieme alla bacchetta di comando, a suggellare la fine del potere terreno del sovrano defunto. Vessillo e bacchetta sono stati sepolti insieme alla regina. Immobile, a tratti commosso, il nuovo re, Carlo III. Elisabetta II, dopo 70 anni di regno e undici giorni di funerali, lascia il suo incarico. Da oggi tocca a lui: solo la storia dirà se sarà all'altezza della «migliore maestra possibile», sua madre, la regina.

 

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