Da Antigua alla Giamaica, così crolla l'impero di Carlo III: "Basta con la monarchia"
Il Commonwealth verso l'indipendenza. Come riporta il quotidiano La Repubblica, infatti, l'annuncio di Gaston Browne, primo ministro delle isole caraibiche di Antigua e Barbuda (nazione del Commonwealth nei Caraibi), riguardo la possibilità entro tre anni di diventare una Repubblica, potrebbe tentare anche altri paesi del Commonwealth. Il Commonwealth infatti comprende 56 Stati indipendenti appartenuti un tempo all’impero britannico, in parte tuttora soggetti alla corona, in parte alleati ormai come repubbliche.
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"Dal 2021 Barbados è repubblicana e la scelta affascina anche Belize e Giamaica, con i media irritati perché in marzo, in visita ufficiale, il principe di Galles William e sua moglie Kate hanno stretto la mano a chi li festeggiava solo attraverso una grata metallica. Il premier giamaicano Andrew Holness non esclude che il Paese abbandoni la Corona, mentre i giovani chiedono in piazza fondi reali a riparazione della tratta degli schiavi" si legge nel pezzo di Gianni Rotta sul quotidiano La Repubblica che si chiede: "Saprà Carlo III perpetuare il carisma di Elisabetta II, elidendo, con grazia, un passato tragico? Per ora la premier neozelandese Jacinda Ardern, il premier australiano Anthony Albanese, da sempre repubblicano, la leader scozzese Nicola Sturgeon, la presidente del Sinn Féin repubblicano irlandese Mary Lou McDonald rendono omaggio alla regina, ma avrà Carlo III, diplomazia necessaria a tenere le chiavi del Regno?".
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Come osserva lo storico Ed Owens: "Il ministro conservatore agli Affari economici, l'Energia e la Strategia industriale Jacob Rees-Mogg non crede all'impegno contro il cambio climatico, son dunque possibili contrasti col re". E anche in Canada, "il 55% degli elettori si diceva monarchico sotto Elisabetta, solo il 34% con Carlo III". Proprio nelle prime ore da nuovo sovrano, Carlo III ha tenuto un incontro con la baronessa Patricia Scotland, segretario generale del Commonwealth e con gli alti commissari delle 14 nazioni che continuano a riconoscerlo come capo di Stato. A loro ha ribadito "l’impegno a servire i reami del Commonwealth, e non solo il Regno Unito, con lealtà e nel rispetto delle regole costituzionali di ciascuno". Sugli eventuali referendum Carlo III si era già espresso a giugno scorso all’ultimo vertice tenuto in Ruanda, dove aveva chiarito che "restare sotto la monarchia o diventare repubblica è materia su cui spetta a ogni Paese decidere liberamente". Gli analisti del Regno Unito in proposito sembrano non avere dubbi: l’ascesa d’un erede “meno popolare” potrebbe offrire una finestra d’opportunità agli argomenti di frangia repubblicana d’Oltremanica sui costi di un’istituzione che se eliminata alleggerirebbe i contribuenti di 350 milioni di sterline annue.