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Darya Dugina, tutti i buchi nella versione di Mosca. "Beffati i servizi segreti di Putin"

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È la "colpevole perfetta" Natalya Vovk, la 43enne ucraina indicata dai servizi di sicurezza russi dell'Fsb come esecutrice dell'attentato mortale in cui ha presso la vita Darya Dugina, la figlia del filosofo Aleksandr Dugin. Il cerchio delle indagini si è chiuso a 48 ore dalla morte della 30enne, una soluzione che "lascia più domande che certezze", scrive Guido Olimpio sul Corriere della sera elencando i tanti punti oscuri della versione russa.

 

Una colpevole perfetta, Si diceva, perché l'ucraina indicata dall'Fsb avrebbe goduto di  copertura all'estero, sarebbe poi fuggita in Estonia "e il fatto che la donna sia ormai fuori dai confini può togliere dall'impaccio di doverla processare".  "Tutto questo per superare con un balzo l'imbarazzo per un colpo duro alla sicurezza", si legge nell'analisi. La versione dell'Fsb corroborata da un video che mostra gli spostamenti della presunta agente segreta ucraina, dall'ingresso in Russia fino alla figa in Estonia passando per il soggiorno nella stesso palazzo di Dugina, permette a Mosca di escludere la altre piste. "In queste ore ne sono state considerate tante. Una faida interna nel mondo dell'estremismo, la provocazione a tavolino del regime, l'iniziativa di agenti fuori controllo - un classico - persino l'azione di resistenti interni, l'«Esercito repubblicano nazionale», sigla che sarebbe pronta ad agire di nuovo", scrive il Corriere. 

 

Quello che si sa è che l'ordigno era composto da circa 400 grammi di esplosivo, è stato piazzato  sotto il sedile del guidatore dell'auto di Dugina e "non vi sarebbe stato scambio di auto come detto in un primo momento". L'esplosione sarebbe stata provocata con un controllo a distanza, vaia telefono o computer. È lecito pensare, dunque, che chi ha fatto esplodere la bomba sapesse che in auto c'era solo la figlia e non Dugin. 

 

Secondo le voci che rimbalzano da Mosca, la vicenda imbarazza più di tutti proprio i servizi segreti interni di Vladimir Putin. "Se l'Fsb - annotano i commentatori - dice il vero significa che è stato beffato", riassume  quotidiano, "se, invece, la sua è una bugia vuol dire che non è neppure riuscito a imbastire un canovaccio credibile".
 

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