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Dietro l'attentato alla figlia di Dugin "gruppi dell'opposizione russa". La pista che allarma Putin

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La morte di Darya Dugina, figlia del filosofo e ideologo Aleksandr Dugin molto vicino al presidente russo Vladimir Putin, ha provocato le accuse incrociate Russia e Ucraina. La giovane donna è stata uccisa da una bomba piazzata sull'auto che guidava nella periferia di Mosca dopo un evento a cui aveva partecipato in compagnia del padre, che si è salvato perché all'ultimo istante ha deciso di spostarsi in altro modo.

 

Sul tavolo diverse ipotesi su chi può esserci dietro l'attentato. Fabrizio Dragosei, giornalista del Corriere della sera, intervenendo a Rai News24 per ha affermato che la pista che vuole i servizi segreti di Kiev in azione a Mosca per colpire le persone vicine a Putin è concreta, ma non è da escludere che dietro alla morte di Darya Dugina ci sia "un gruppo autonomo anti-russo o anti-governativo, che si trova già in Russia", perché nel Paese "c'è ancora un minimo di opposizione alla guerra" in Ucraina "ancora esiste anche se è messo all'angolo", spiega il giornalista. "Sappiamo anche che in Russia ci sono molti ucraini e molti russi che hanno parenti a Kiev che sono finiti sotto i bombardamenti" delle forze armate di Mosca. "Io credo e questa sia la pista più probabile, almeno finora", conclude Dragosei,

 

La figlia di Dugin è rimasta uccisa nell’esplosione dell’auto che stava guidando vicino al villaggio di Bolshiye Vyazemy nella regione di Mosca. L’auto esplosa, una Toyota Land Cruiser Prado, apparteneva a suo padre, ha affermato Andrey Krasnov, il capo del movimento Russian Horizon e testimone dell’incidente, spiegando che Dugin è subito corso sul luogo dell’esplosione. Le autorità russe hanno aperto un’inchiesta sulla morte di Dugina, che il Comitato Investigativo della Federazione Russa considera come un "crimine pianificato in anticipo e realizzato su commissione". La polizia russa ha cercato di ricostruire la dinamica che avrebbe portato all’esplosione, spiegando che degli ignoti hanno quasi sicuramente piazzato l’ordigno sull’auto mentre si trovava parcheggiata insieme a quelle degli ospiti del Festival.

 

Il capo dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha puntato il dito contro i "terroristi del regime di Kiev" che "cercando di eliminare Aleksandr Dugin, hanno fatto saltare in aria sua figlia". A rincarare la dose la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, secondo cui se la "pista ucraina" dovesse essere accertata, confermerebbe il "terrorismo di stato di Kiev". Accuse rispedite al mittente direttamente dal governo ucraino che, tramite Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, ha dichiarato di non "avere nulla a che fare" con la morte di Dugina: "Non siamo uno stato criminale come la Russia".

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