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I soldati cinesi di Xi Jinping volano in Russia da Vladimir Putin

Alessandra Zavatta
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La Cina spedisce soldati in Russia. Parteciperà alle esercitazioni militari ribattezzate «Vostok-2022» che si svolgeranno a Khabarovsk e coinvolgeranno parte della Siberia orientale. Un modo per sottolineare l’alleanza tra i due paesi ma anche una sfida all’Occidente in tempi di guerra. Sfida a cui parteciperanno anche la Bielorussia di Alexander Lukashenko, amico da sempre dello «zar» Vladimir Putin; l’India di Narendra Modi che sta comprando il petrolio che Mosca non vende più all’Europa «delle sanzioni», e la Mongolia, storica alleata di Pechino ora guidata da Ukhnaagiin Khürelsükh. A testare le capacità di risposta di aviazione e artiglieria ci saranno inoltre le truppe del Tagikistan, ex satellite dell’Urss, strategico negli equilibri dell’Asia centrale.

«L’obiettivo delle manovre - spiega il ministero della Difesa cinese - è approfondire la cooperazione pragmatica e amichevole con le forze armate dei Paesi partecipanti, migliorare il livello di coordinamento strategico tra le parti e verificare la capacità di affrontare le diverse minacce alla sicurezza». Lo spostamento delle truppe di Xi Jinping in Russia, seppure per una semplice esercitazione, ha destato preoccupazione sia negli Stati Uniti che nell’Europa travolta dal conflitto in Ucraina. Ma Pechino sottolinea che le manovre «non hanno nulla a che fare con l’attuale situazione internazionale». Manovre che si svolgeranno dal 30 agosto al 5 settembre in tredici differenti campi di addestramento del distretto militare orientale russo. Tutto mentre la Cina elogia le dichiarazioni di Vladimir Putin, che ieri ha criticato la visita a Taiwan della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa Nancy Pelosi definendola «un’irresponsabile provocazione meticolosamente pianificata». Il viaggio a Taiwan ha fatto infuriare Pechino, che ha lanciato sette giorni di imponenti esercitazioni militari attorno all’isola sulla quale la Cina rivendica la sovranità sin dal 1949. Cina e Russia hanno rinsaldato la partnership strategica, «senza limiti», come la definisce il Cremlino, pochi giorni prima dello scoppio del conflitto in Ucraina. E Pechino non ha mai condannato le operazioni militari russe nel Donbass e a Kiev.
 

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