Regno Unito, Boris Johnson è sulla graticola ma non molla. La mossa dei Tories per sfiduciarlo
Boris Johnson potrebbe fronteggiare presto un nuovo voto di sfiducia se i Tories cambieranno, forse già stanotte, le regole che al momento lo proteggono per un anno da un nuovo voto, dopo aver superato quello del mese scorso. È quanto rivela il Guardian, citando due membri del 1922 Committee, la commissione del Partito conservatore che gestisce queste questioni che potrebbe riunirsi già oggi pomeriggio per decidere le nuove regole. Nel caso che questo avvenga, se il presidente della commissione, Sir Graham Brady, riceverà un numero sufficiente di richieste di un voto di fiducia, questo verrà convocato in tempi rapidi. All’inizio di giugno, Johnson aveva superato il voto con 211 voti favorevoli, ma ben 148 contrari, di più di quelli che votarono contro Theresa May pochi mesi prima delle sue dimissioni nel 2019. Alla domanda se Johnson potrà nel caso superare un nuovo voto di fiducia la sua portavoce ha risposto con sicurezza «sì», spiegando che nei «prossimi giorni» verranno sostituiti i membri della maggioranza che si sono dimessi e rivendicando il fatto che il premier gode del sostegno della maggioranza dei deputati.
Boris Johnson appeso a un filo, mollato dai big del governo. Lo scandalo Pincher apre la crisi
Johnson ha escluso, durante il question time ai Comuni, la possibilità di sue dimissioni, nonostante il numero crescenti di defezioni dal suo governo a seguito dello scandalo sulle accuse di molestie sessuali rivolte a Chris Pincher, il deputato che aveva il compito di assicurare il voto dei conservatori in favore del governo. «Il compito di un primo ministro in circostanze difficili, quando gli è stato dato un colossale mandato, è di andare avanti ed è quello che farò» il messaggio di BoJo. Riguardo alle polemiche sul fatto che Downing Street fosse al corrente dei comportanti del deputato - accusato di aver aggredito due uomini mentre era ubriaco al Carlton Club di Londra - Johnson ha ammesso di essere stato al corrente di precedenti accuse mosse a Pincher nel 2019 e si è rammaricato di averlo nominato. «Con il senno di poi» riconosco che avrei dovuto capire che i suoi comportamenti non sarebbero cambiati, ha detto ancora il premier in aula.
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Il premier britannico ha escluso pure l’ipotesi di elezioni anticipate. Nessuno vuole tornare al voto, ha affermato il capo di Downing Street, interpellato durante la riunione della Liaison Committee.
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