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Elezioni in Francia, Macron perde la maggioranza: ora deve scendere a patti con Le Pen

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Paola Tommasi
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Marine Le Pen 2 la vendetta. L'avevano data per politicamente morta dopo la sconfitta alle elezioni di aprile, invece adesso è lei ad insidiare Emmanuel Macron e, indirettamente, anche Mario Draghi. Per governare, il Presidente francese avrà spesso bisogno dei voti della sua storica nemica. Così come per poter dire la sua in Europa. Cinque anni di opposizione dura che probabilmente porteranno Le Pen a candidarsi per l'Eliseo anche nel 2027. E chissà che non sarà la volta buona.

Di sicuro ha dimostrato di saper imparare dagli errori e fare tesoro di tutte le esperienze della vita per migliorare se stessa e far crescere il proprio partito. Tanto più che lo storico risultato ottenuto domenica con 89 deputati eletti all'Assemblea Nazionale, più che decuplicati rispetto agli 8 della precedente legislatura, consente a Marine Le Pen di formare un gruppo parlamentare, per il quale secondo il regolamento della Camera bassa francese servono almeno 15 deputati; di proporre mozioni di sfiducia nei confronti del governo, tenendolo quindi sulla graticola; di ricevere 10 milioni di finanziamento all'anno con i quali potrà pagare i 24 milioni di debiti del Rassemblement National e prepararsi alla prossima campagna presidenziale.

Inoltre, avendo più di 60 deputati, potrà porre la questione di costituzionalità delle leggi del governo davanti alla Corte Costituzionale francese. Avere formato un gruppo le riserva inoltre più tempo per gli interventi in Aula, la possibilità di influire sul suo funzionamento, di decidere sui provvedimenti all'ordine del giorno e di utilizzare gli uffici del Parlamento.

Tutti benefici di cui non aveva potuto usufruire nei cinque anni precedenti e che, oltre a rafforzarla nell'attività politica e a renderla centrale per l'approvazione dei provvedimenti del governo, la portano ad avere per il suo partito una vice-Presidenza del Parlamento e la presidenza della commissione Finanze, cruciale quando si votano le leggi di bilancio e per lei fondamentale per difendere il potere d'acquisto delle classi meno abbienti che l'hanno votata proprio per questo motivo.

Un risultato che ha superato le attese della stessa Le Pen, che si aspettava massimo 35-40 deputati, e che la fa diventare il primo partito di opposizione, tanto più che l'alleanza di sinistra, Nupes, guidata da Jean-Luc Mélenchon, si è già spaccata in tre. Ma anche un risultato che smentisce l'idea che l'astensione, che è stata ancora alta nei ballottaggi di domenica, al 54%, premiai partiti di centro e che dimostra come nelle elezioni per il Parlamento sia fondamentale il rapporto dei candidati con il territorio, che Le Pen e il suo Rassemblement National non hanno mai trascurato. Un risultato che fa tremare l'Europa, con Emmanuel Macron che vorrebbe ergersene a capo ma che è delegittimato dalla sua debolezza in Francia e che rischia di vedere bocciata in casa propria, prima ancora di portarla a Bruxelles, ogni sua proposta, sia di tipo economico, con la fine della sospensione dei vincoli di Maastricht tutta da discutere, sia sui temi della difesa e della politica estera comune sia sulle posizioni da tenere sulla guerra in Ucraina e nei riguardi di Putin e Zelensky. Un risultato, infine, che rinvigorisce i partiti più di destra e nazionalisti anche fuori dalla Francia. Il tutto senza che Marine Le Pen abbia fatto neanche tanta campagna elettorale. In confronto, i problemi di Mario Draghi con la crisi del Movimento 5 Stelle in Italia e la scissione tra Conte e Di Maio sembrano niente.

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