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L'ambasciatore Nelli Feroci sulla minaccia nucleare di Putin: "Così copre il suo fallimento"

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«Che cosa mi ha colpito di più nel discorso di Putin a San Pietroburgo? L'assertività e l'aggressività dei toni utilizzati per replicare un copione già noto, quindi purtroppo nessuna novità circa gli sviluppi dell'aggressione all'Ucraina. C'è invece la puntigliosa, orgogliosa riaffermazione di qualcosa che gli sta a cuore: la fine del mondo unipolare e dell'egemonia americana, dimostrata da quello che Putin presenta come un successo dell'operazione militare, che però così appare soltanto a lui». Lo sostiene l'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell'Istituto Affari Internazionali ed ex Commissario europeo.

 

«La tesi che Putin ha voluto ribadire - prosegue Nelli Feroci intervistato dal Messaggero - è che l'Unione Europea sia ostaggio e sia caduta vittima della linea aggressiva americana, e che le sanzioni siano inutili perché non danneggiano l'economia russa, semmai quella europea, mentre inflazione e stagflazione sarebbero il risultato di errori fatali delle leadership occidentali e insomma che l'Unione si stia condannando al declino».

 

Quanto alla nuova minaccia di Putin di usare l'arma nucleare se necessario, è «ovvio che - spiega ancora - con queste minacce più o meno esplicite deve coprire quello che per ora è un insuccesso sul terreno, perché nonostante il numero dei militari, l'entità delle forze e la prevalenza delle armi che ha dispiegato, per il momento non ha ottenuto quello che voleva, il che è evidente perché altrimenti si sarebbe fermato, ed è ancora alla ricerca di una soluzione sul campo che gli consenta di dire che l'operazione militare è un successo. Le minacce di Putin servono in realtà a coprire quello che chiaramente è un sostanziale fallimento sul terreno».

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