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Guerra in Ucraina, l'Unione europea si arrende a Viktor Orban sulle sanzioni al patriarca Kirill

Benedetto Antonelli
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L’Unione europea, dopo un lungo tira e molla, ha trovato l’intesa sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia. La Ue ottiene l’embargo del petrolio. «Entro la fine del 2022 il 90% delle importazioni russe di petrolio verso l’Ue sarà bandito. Ciò ridurrà la capacità della Russia di finanziare la sua guerra», ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Alla fine l’Ungheria, che si opponeva a queste misure, ha incassato in cambio l’esclusione del patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill dalla lista nera dei sanzionati. «Il patriarca Kirill è un leader religioso e nel rispetto dei principi fondamentali della libertà religiosa, il governo ungherese ritiene inopportuno che l’Ue includa il suo nome tra coloro che sarebbero specificamente sanzionati», ha dichiarato il premier magiaro, sostenendo che la posizione di Budapest era chiara ed era stata espressa a più riprese nelle riunioni degli ambasciatori, i quali, secondo Orban, non avrebbero alzato ciglio.

 

 

Intanto, ieri von der Leyen è volata a Varsavia per consegnare la sua valutazione positiva al piano di ripresa e resilienza polacco. Una svolta nelle relazioni tra Bruxelles e il governo Morawiecki, dettata dal ruolo che la Polonia ha assunto dopo il conflitto ucraino. Con 3,5 milioni di profughi ospitati la Polonia è diventata un «esempio di accoglienza per il mondo intero», ha sottolineato von der Leyen, prima di impartire una ramanzina al premier. I soldi del Recovery plan non arriveranno se la Polonia non rispetterà gli impegni sull’indipendenza della magistratura. Primo, dovrà abolire l’attuale camera disciplinare e sostituirla con un tribunale indipendente e imparziale stabilito dalla legge.

 

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