Guerra Russia-Ucraina, l'allarme di Mario Draghi alla Ue sulla catastrofe alimentare
«È essenziale che Putin non vinca questa guerra. Allo stesso tempo dobbiamo chiederci se può essere utile parlargli. Sono scettico sull’utilità di queste telefonate ma ci sono ragioni per farle». In queste poche parole il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha illustrato ai suoi omologhi la sua politica estera e le sue posizioni (e azioni) sul conflitto tra Russia e Ucraina. Al centro della preoccupazione del premier c’è la sicurezza alimentare, con «il rischio che si trasformi in una catastrofe alimentare reale, e se non ci sarà soluzione sarà solo colpa di Putin», ha chiarito Draghi. «Queste conversazioni dimostrano che è Putin a non volere la pace», anche se il confronto con lui «è necessario per risolvere il problema del grano, della sicurezza alimentare». Sul dialogo per la pace invece «dev’essere l’Ucraina a decidere che pace vuole. Se l’Ucraina non è d’accordo sui termini, la pace non può essere sostenibile», ha chiarito Draghi che ritiene «gesto simbolico importante, un messaggio di sostegno nel mezzo della guerra» concedere all’Ucraina lo status di Paese candidato all’Ue.
Draghi è intervenuto dopo il videocollegamento del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che aveva fatto appello all’unità dei Ventisette. A partire da quella necessaria per approvare il sesto pacchetto di sanzioni che prevede l’embargo al petrolio russo. «Dobbiamo mantenere unità sulle sanzioni. L’Italia è d’accordo sul pacchetto, purché non ci siano squilibri tra gli Stati membri», ha precisato il presidente del Consiglio. Richiamando quello che a Bruxelles definiscono "level playing field", ossia che le esenzioni accordate a qualche Paese membro non vadano a svantaggio di altri. In ogni caso, Draghi ha messo in chiaro che «non possiamo immaginare che dopo il conflitto la nostra politica energetica tornerà come prima. Quello che è successo è troppo brutale. Dobbiamo muoverci ora per cambiare i nostri fornitori di energia nel lungo periodo».
Indipendentemente da come finirà la partita delle misure restrittive che vorrebbero punire Mosca nell’immediato. A preoccupare l’ex presidente della Bce è però il rischio di una crisi alimentare che potrebbe rappresentare un colpo finale a un’ampia fascia di popolazioni vulnerabili in tutto il mondo. «Dobbiamo vincere la battaglia sulla sicurezza alimentare. È anche un modo per mostrare ai Paesi più poveri, ad esempio in Africa, che siamo dalla loro parte», ha esortato i suoi colleghi, di cui molti sembrano essere più presi dalla guerra sul campo che dalle ripercussioni indirette seppure non meno drammatiche. «L’Onu può giocare un ruolo importante per risolvere la crisi alimentare ma abbiamo il dovere di chiederci come possiamo aiutare. Dobbiamo accelerare, se non lo facciamo rischiamo di arrivare tardi», ha insistito Draghi.