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Omnibus, “destinato segnato e drammatico”. Dario Fabbri rivela il vero piano di Vladimir Putin

Giada Oricchio
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“Mariupol è caduta, ma Nato e Stati Uniti lo sapevano da tempo”. L’agonia di Mariupol, dove un battaglione ucraino è asserragliato nell’enorme acciaieria Azovstal, è il tema della puntata di Omnibus di venerdì 22 aprile su La7. L’esperto di geopolitica, Dario Fabbri, ha ricostruito gli ultimi avvenimenti sostenendo che l’obiettivo della dichiarazione finto ecumenica di Putin (“interrompiamo l’assalto”) era confermare la presa di Mariupol  e spostare le truppe nel Donbass: “Ci sono sacche di resistenza, l’acciaieria è un complesso di 11 km quadrati, è una città nella città, pensata per resistere ad assalti militari e nucleari. Ma Mariupol non è così strategica come hanno voluto far credere”. Nell’acciaieria, oltre i soldati ci sono anche civili. Non è chiaro se siano usati come scudi umani o se non si fidano a uscire considerando che l’esercito russo finora non ha mai rispettato i corridoi umanitari.

 

 

In merito, Dario Fabbri ha osservato: “Come non lasciarli morire di fame? L’unica opzione è un intervento diretto da parte degli Stati Uniti ma è escluso. Non è mai stata sul tavolo come possibilità. La verità è che tutti si stanno concentrando sulla battaglia per il Donbass allargato per cui servono armamenti pesanti”. Ed ecco il retroscena: “Già da un paio di settimane tutti gli aiuti si concentrano su armamenti diversi, questo significa che la città di Mariupol già da due, tre settimane era data per persa dalla NATO e dagli Stati Uniti che non stanno pensando a inviare armi per battaglia di tipo urbano che ora non c’è più – ha detto Fabbri -. Il destino è segnato, salvo un intervento esterno che avrebbe del clamoroso. La situazione è drammatica anche perché ancora una volta l’invio di armamenti pesanti sta dilaniando il fronte occidentale con i tedeschi che si smarcano e l’Italia che non ha ancora espresso una sua opinione definitiva al riguardo”.

 

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