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Guerra Ucraina, "genocidio o crimini di guerra". Cosa rischia Putin, il processo allo Zar

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Genocidio o crimini di guerra? La definizione di quanto sta accadendo in Ucraina secondo una di questa due categorie potrebbe cambiare completamente gli scenari futuri. Il termine genocidio è stato coniato da un avvocato ebreo della Polonia, Raphael Lemkin, per definire l'Olocausto, partendo dalla parola greca "geno", razza, e dalla derivazione latina "cida", che significa uccisore. Il presidente degli Usa, Joe Biden, ha utilizzato più volte questo termine, ma la Casa Bianca ha precisato che ha parlato "con il cuore" per esprimere "l'indignazione morale" verso gli atti portati avanti dalla Russia. I crimini di guerra sono invece violazioni gravi del diritto internazionale umanitario, come i bombardamenti sui civili o sugli ospedali.

La Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, nota sinteticamente come Genocide Convention, adottata dalle Nazioni Unite il 9 dicembre 194, prevede che i firmatari garantiscano indagini ed eventuale azione penale, ma non solo. In un passaggio del trattato viene spiegato che i Paesi e le persone che commettono genocidi "saranno puniti". Per questo i leader statunitensi per decenni hanno evitato di usare la parola genocidio. Il primo presidente a farlo è stato Bill Clinton nel 1999 affermando che le forze serbe stavano compiendo una campagna di pulizia etnica contro la minoranza albanese in Kosovo. La Nato è intervenuta, lanciando 78 giorni di attacchi aerei che hanno costretto il ritiro dei combattenti serbi.

Il termine genocidio è stato usato anche dall'ex presidente americano Donald Trump e dal leader di Kiev, Volodymyr Zelensky. Su una linea simile si è espresso il premier britannico Boris Johnson, secondo cui l'operato dei russi in Ucraina è "molto simile" a un genocidio. Non la pensano allo stesso modo i due candidati alla presidenza francese, Emmanuel Macron e Marine Le Pen. In particolare, l'attuale inquilino dell'Eliseo ha precisato che, per quanto le immagini che arrivano dal teatro della battaglia siano "sconvolgenti", occorre "essere molto prudenti con le parole". A suo dire, la presenza o meno di un genocidio "deve essere acclarata da dei giudici, non da dei politici".

Una posizione condivisa da Natalino Ronzitti, professore emerito di diritto internazionale all'università Luiss di Roma: il genocidio è "l'uccisione deliberata di persone con l'intenzione di sterminare una popolazione. In questo caso concordo con le parole di Macron", spiega a LaPresse.

Secondo Gissou Nia, avvocato per i diritti umani che ha lavorato ai processi per crimini di guerra all'Aia, due presunti atti della Russia in Ucraina potrebbero invece mostrare l'intenzione di genocidio. Si tratta dei rapporti sulla deportazione di migliaia di bambini ucraini in Russia e un resoconto, fornito dal governo ucraino, di soldati russi che hanno detto a 25 donne e ragazze detenute a Bucha che i russi miravano a violentarle al punto che non avrebbero mai avuto figli ucraini. E proprio la Corte penale internazionale dell'Aja sarebbe il luogo dove andrebbe in scena un ipotetico processo a Vladimir Putin.

Un'eventualità assolutamente molto remota. "La Corte penale internazionale non giudica in contumacia e certamente la Russia non estraderà Putin", spiega Ronzitti. A questo va aggiunto che Mosca non accetta la giurisdizione della Cpi, pertanto per vedere ipoteticamente il leader di Mosca a processo "servirebbe che lui si trovasse un giorno in uno Stato che ha ratificato lo statuto della Corte".

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