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La guerra in Ucraina durerà 10 anni: l'indiscrezione da ambienti militari sconvolge tutti

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La guerra in Ucraina potrebbe durare «anche 10 anni». È il pronostico di Francesco Strazzari, politologo esperto di relazioni internazionali e docente della Scuola Sant’Anna di Pisa, presente a Bologna all’incontro organizzato dall’Istituto Salvemini durante il quale sono intervenuti anche due nuovi studenti ucraini della scuola, rifugiati a Bologna in fuga dal loro Paese. «Non si è mai vista una guerra in cui ci sia stato un afflusso di armi come quello che stiamo vedendo che finisca presto - avverte Strazzari - in ambienti militari si parla di 10 anni. Forse si potrà arrivare a una tregua o a un armistizio, ma prima che tutto l’odio che si è accumulato si esaurisca, è plausibile che passerà del tempo». Nel Donbass, del resto, «c’è una storia di cattivo sangue e una catena di vendette» che si trascinano da anni. Inoltre, ragiona il politologo, «non è mai successo che una guerra di questa dimensione non abbia coinvolto i vicini. Guardate la Siria, con tutte le contraddizioni e l’ingarbugliarsi di altre questioni che vengono fuori». Questi sono due aspetti che «ci devono allarmare- insiste Strazzari- ne va del progetto di vita dell’Occidente. Questa è come la guerra dei Balcani, che per 10 anni ha fermato il processo di integrazione europea. Questa guerra porterà molti problemi, non solo il prezzo del gas e del grano, quindi dobbiamo fare attenzione a cosa c’è in gioco». 

 

 

Strazzari inoltre richiama l’attenzione su questo: «Qualcuno in Occidente si è messo in testa che la guerra si debba vincere e che si dia una lezione una volta per tutte a Putin e alla Russia. Il problema però è che non si capisce più la differenza tra difesa e offesa. E quindi è molto facile che si determini una escalation. Ma la Russia è la seconda potenza nucleare al mondo e un’escalation del genere non è detto che la si possa controllare fino in fondo». In questo contesto, mette in guardia il politologo, «non ci può essere solo il bianco o il nero. Ci deve essere anche la politica, che deve trovare lo spazio della mediazione e costruire un percorso che ci porti a dire basta senza pesare torti e ragioni. Le guerre in passato si sono fermate anche così, in maniera radicale». 

 

 

Strazzari, infine, lancia un appello alla platea degli studenti che lo ascolta. Questa «è una guerra anche mediatica - spiega l’esperto - c’è strategia di ‘deep fake’, notizie costruite e arrivate non si sa da dove, diffuse per inquinare e screditare. Rientra nel gioco di questa guerra, che è fondata sulla destabilizzazione della percezione pubblica. Non c’è più interesse a verificare e triangolare le notizie, ma è importante farlo per capire se siamo davanti a un crimine ordito e perpetrato. E per capire la logica della vittima e del carnefice. È un problema che la vostra generazione deve porsi. Occorre la percezione di vedere cosa accade nel mondo, andando oltre il primo titolo, il primo tweet o il post su instagram. C’è bisogno di una vostra acquisizione critica», raccomanda Strazzari.

 

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