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Otto e mezzo, Marco Travaglio irride gli appelli di Volodymyr Zelensky: terza guerra mondiale per colpa sua

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Nel suo discorso all’Onu Volodymyr Zelensky ha chiesto un processo in stile Norimberga per Vladimir Putin e ha lanciato accuse durissime alla Russia. Nella puntata del 5 aprile di Otto e mezzo, talk show di La7, Lilli Gruber chiede conto dell’intervento del presidente dell’Ucraina a Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano: “Se il mondo avesse fatto tutto quello che chiedeva lui, seguendo parola per parola le sue richieste di queste settimane, saremmo già alla terza guerra mondiale, avremmo concesso all’Ucraina la no-fly zone e avremmo avuto uno scontro aereo tra caccia Nato e caccia russi. Per fortuna l’Occidente sta dando massima solidarietà ad un popolo aggredito, ma poi fa la tara a le cose che dice Zelensky, che non sempre dice cose calcolandone le conseguenze. Il processo di Norimberga è un bellissimo esercizio di retorica, ma è semplicemente impossibile. Per processare Putin alla corte de L’Aja bisogna arrestarlo, non sono previsti processi in contumacia, poi bisognerebbe che l’Ucraina riconoscesse la corte de L’Aja, cosa che non hanno mai fatto sennò ci sarebbero finiti alcuni fiancheggiatori delle truppe ucraine, i famosi nazisti del Battaglione Azov, che si macchiarono di errori spaventosi ai danni delle popolazioni del Donbass per 8 anni contro i russofoni". 

 

 

“Anche gli americani - va avanti Travaglio - dovrebbero avvertire Joe Biden che gli Usa non riconoscono quella corte, se la riconoscessero sarebbero i primi a finirci, visto che gli americani  di crimini contro l’umanità ne hanno commessi a bizzeffe, insieme ai loro alleati. Vedi Iraq e Afghanistan. I russi ne hanno combinate di tutti i colori in Cecenia, in Georgia e in Siria… I paesi che non vogliono finire sotto processo non vogliono riconoscere quel tribunale, dove vengono processati i vinti e i paesi più sfigati che hanno perso le guerre. È un’esercitazione retorica che non porta da nessuna parte”.

 

 

“L’unica cosa che porta da qualche parte è cercare di riannodare i fili di quella trattativa complicata che si era abbozzata in Turchia, della quale nessuno parla più per l’escalation verbale seguita alla strage di Bucha”, conclude l’intervento Travaglio.

 

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