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Armi, la Russia di Vladimir Putin rifornisce India, Egitto, Algeria e Cina

Valeria Di Corrado
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Il motto investigativo di Giovanni Falcone «segui i soldi e troverai la mafia», può essere parafrasato in «segui le armi e troverai gli alleati di Putin». Secondo uno studio risalente a marzo 2021 dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) - un istituto internazionale indipendente che si occupa di controllo degli armamenti e disarmo - i maggiori importatori di armi dalla Federazione russa sono: Cina, India, Egitto e Algeria; Paesi che difficilmente volteranno le spalle a Putin. 
Import egiziano +450%
L’indagine, che copre il periodo dal 2016 al 2020, ha in particolare evidenziato che la Cina e l’Algeria hanno incrementato le forniture belliche dalla Russia del 49%. Il dato più eclatante riguarda l’Egitto, che ha aumentato del 430% le importazioni belliche da Mosca. Tuttavia, tali dati non sono riusciti a compensare le perdite provocate dalla bassa richiesta indiana (-53% rispetto al quinquennio 2006-2010). Ciononostante, l’India rimane il principale Paese importatore di armi russe, rappresentando una quota pari al 23% delle esportazioni belliche totali della Federazione presieduta da Putin. Per quanto riguarda le quote regionali, il 55% degli export militari russi sono diretti in Asia e in Oceania, il 21% in Medio Oriente e il 18% in Africa. Tra le risorse belliche che Mosca ha maggiormente esportato durante il quinquennio 2016-2020, il 49% è stato rappresentato da aerei militari, tra cui 231 aerei da combattimento. Gli autori del rapporto prevedono che nei prossimi 5 anni la Russia registrerà un aumento delle vendite nel settore. L’India, infatti, ha effettuato nuovi ordini tra il 2019 e il 2020 e una parte non è stata evasa entro la fine del 2020. L’indagine ha confermato che la Russia è il secondo esportatore di materiale bellico al mondo, dopo gli Stati Uniti; mentre l’Italia è al sesto posto. Dal 2016 al 2020 i russi hanno esportato armi verso 45 Paesi (di cui 10 del Medio Oriente), una cifra inferiore rispetto ai 53 del 2011-2015.
La fiera Maks-2021
La Federazione russa ha messo in mostra la sua potenza bellica durante la 15esima edizione della fiera dell’aviazione: Maks-2021, che si tenuta lo scorso luglio a Zhukovsky, nei pressi di Mosca. È stato un grande successo per la società esportatrice di armi statali russe, Rosoboronexport, che dal 15 marzo scorso è finita nell’elenco delle società soggette a sanzioni da parte dell’Unione europea a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Nell’ambito di questa esposizione, Rosoboronexport ha firmato 13 contratti dal valore di 1,2 miliardi di dollari con 20 diversi Paesi. Si tratta di contratti riguardanti forniture del caccia da combattimento Sukhoi Su-30, degli elicotteri Mi-35M e Mi-17B5, dei radar Protivnik-GE e di diverse armi moderne per la difesa aerea, nonché di veicoli corazzati. L’amministratore delegato Alexander Mikheyev - inserito nella black-list degli oligarchi e dei politici russi e bielorussi il 15 marzo - ha dichiarato che i contratti militari riguardano «veicoli corazzati Tigr, armi da servizio e attrezzature automobilistiche». Dal 2000 al 2020 Rosoboronexport ha venduto armi ai clienti esteri per 180 miliardi di dollari. Secondo un articolo pubblicato su «Sicurezza Internazionale», il quotidiano online della Luiss diretto dal professore Alessandro Orsini, nonostante non sia stato rivelato con quali nazioni fossero stati raggiunti gli accordi, analisti internazionali hanno ritenuto che si potesse trattare di Tanzania, Uganda e Sud Sudan, i cui rappresentanti, lo scorso maggio, avevano palesato l’interesse nell’acquisto di Tigr.
Il nuovo caccia russo
Il 20 luglio scorso al Maks è stato presentato il nuovo caccia leggero monomotore di quinta generazione: il «Sukhoi Checkmate». Rispetto al caccia statunitense F-35, ha prestazioni più elevate in ermini di velocità, portata e qualità innovative. L’amministratore delegato di Rostec, Sergey Chemezov (a cui le autorità spagnole hanno congelato lo yacht Valerie da 140 milioni di euro ancorato a Barcellona) ha presentato il nuovo jet insieme al direttore generale della sua affiliata United Aircraft Corporation, Yury Slyusar, e al presidente Putin. La produzione in serie sarà lanciata nel 2026 e, in 15 anni, saranno realizzati 300 modelli. Il caccia è caratterizzato da bassa visibilità ed elevate prestazioni di volo, come la capacità di trasportare oltre 7 tonnellate di esplosivo. È in grado di colpire contemporaneamente 6 obiettivi. Per il primo volo di Checkmate bisognerà attendere il 2023. Emirati Arabi Uniti, Argentina, Vietnam e India potrebbero essere i principali Paesi interessati a siglare contratti con la Russia per questo jet.
Il riarmo mondiale
Come emerge dal rapporto del Sipri, nel 2020 c’è stata una corsa alle armi, quasi si prevedessero i venti di guerra che adesso spirano nel mondo. Gli Usa hanno aumentato la spesa militare per il terzo anno consecutivo, raggiungeno 778 miliardi di dollari (+4,4% rispetto al 2019). Si stima che la spesa militare cinese sia stata di 252 miliardi (+1,9%), quella indianda di 72,9 miliardi (+2,1%) e quella russa di 61,7 miliardi (+2,5%). Come si legge nel rapporto del Ministero della Difesa, la Russia ha comprato l’anno scorso 13 impianti di lancio per missili balistici intercontinentali Yars e complessi ipersonici Avangard. I finanziamenti aggiuntivi consentiranno di ammodernare gli impianti tecnologici delle forze nucleari del 88,3%. Era inoltre previsto l’acquisto di 4 sottomarini, di cui 2 con capacità nucleare, di 100 velivoli modernizzati, tra cui 4 caccia polivalenti Su-57 di quinta generazione ed elicotteri Mi-38. Tra i teatri bellici elencati nell’ultimo rapporto del Sipri c’è anche l’Ucraina: nel 2020 sono ci sono stati 109 decessi associati al conflitto, in calo rispetto ai 403 del 2019 e agli 893 del 2018.
 

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