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“Uccidere Vladimir Putin”. L'ambasciatore della Russia Razov querela La Stampa: preoccupati dalle armi italiane

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L’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, questa mattina si è recato a piazzale Clodio a Roma per depositare un esposto che ipotizza per istigazione a delinquere e apologia di reato per un articolo del quotidiano La Stampa. «Questo articolo d’autore considerava la possibilità dell’uccisione del presidente della Russia. Non c’è bisogno di dire che questo è fuori dell’etica, dalla morale e dalle regole del giornalismo - spiega Razov -. Nel codice penale dell’Italia si prevede possibilità di istigazione a delinquere e apologia di reato. In precisa conformità alla legislazione italiana mi sono recato alla procura della Repubblica per registrare questa querela con la richiesta alle autorità italiane di esaminare questo caso. Confido nella giustizia italiana».

 


Razov ha poi risposto alle domande dei cronisti presenti davanti al tribunale che gli chiedevano conto della guerra in Ucraina: «La Russia non sta attaccando i civili nella città ucraina di Mariupol o in altre località ma seguendo le indicazioni del presidente Vladimir Putin di colpire solo siti militari. È necessario valutare con molta attenzione quanto sta accadendo a Mariupol. Ricordo quando il presidente Putin ha parlato degli obiettivi dell’operazione militare speciale e ha dato l’ordine di bombardare solo i siti militari. Per quel che riguarda la popolazione che è presente a Mariupol e nelle altre città, i militari russi stanno proponendo di aprire dei corridoi umanitari. Sulla situazione a Mariupol e nelle altre città ucraine sarebbe opportuno sentire le due parti e non solo la propaganda ucraina. Denunce di crimini di guerra? Ogni giorno - si sfoga l’ambasciatore - leggo la stampa italiana e vedo foto sulla cui provenienza ci sono dubbi. Nessuna minaccia sul nucleare da parte di Mosca, ma riflessioni di scenari possibili in caso di minacce per la sicurezza della Federazione Russa».

 

 

«La cosa che ci preoccupa è che gli armamenti italiani saranno usati per uccidere cittadini russi. Voglio ricordare decisione che la decisione è stata presa quando è iniziata la prima tappa delle trattative: i fucili vengono distribuiti non solo tra i militari, ma anche tra i cittadini e non si capisce come e quando saranno usati», non ha quindi nascosto la sua irritazione per i comportamenti dell’Italia e del governo Draghi. Razov si è imbufalito anche per le polemiche in Italia sulla missione russa quando scoppiò l’emergenza Covid: «La missione è andata solo nei posti indicati dall’Italia, precisamente a Nembro, centro della pandemia in quel momento. Facevamo solo quello che veniva detto dai colleghi italiani. La missione russa è terminata quando l’Italia ha proposto di terminarla. Le autorità italiane hanno espresso gratitudine nel 2020 per quanto fatto. Al popolo italiano è stata tesa una mano di aiuto, ma se qualcuno la morde non è onorevole».

 

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