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Linea Adriatica del gas, entro aprile via ai lavori: investimenti per 2,5 miliardi di euro

Leonardo Ventura
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Nelle prossime settimane partiranno i lavori per la realizzazione della Linea Adriatica, che per investimenti (2,5 miliardi) e per capacità aggiuntiva di trasporto (10 miliardi di metri cubi di gas in più ogni anno), rappresenta la più importante opera infrastrutturale italiana di trasporto del gas degli ultimi 10 anni ed è stata riconosciuta anche da Bruxelles come progetto europeo di interesse comune (Pci). Costituita dalla centrale di compressione di Sulmona e da 425 chilometri di nuovi gasdotti che da Sulmona vanno fino a Minerbio e che si aggiungono a una tratta di 268 chilometri già in funzione, la Linea Adriatica sarà completata entro il 2027 e fa parte degli interventi con cui Snam sta lavorando per consolidare la sicurezza energetica del Paese e dell’Europa, ed essendo interamente progettata per consentire anche il trasporto dell’idrogeno, costituisce un asset «a prova di futuro», in grado di abilitare anche la transizione energetica.

OPERA STRATEGICA L’Italia è il secondo Paese per consumi di gas dell’intera Unione Europea e, come la quasi totalità degli altri Paesi membri, dipende per circa il 95% dalle importazioni. Il consolidamento delle infrastrutture che abilitano tali approvvigionamenti (pipeline, stoccaggi e rigassificatori) è dunque essenziale affinché il gas arrivi senza interruzioni a industrie, famiglie, enti pubblici e utenze fragili, in qualsiasi giorno dell’anno. Le infrastrutture di trasporto del gas si confermano essenziali in situazioni critiche dovute a fattori esterni non controllabili. Il caso più recente è quello dalla crisi ucraina: in due anni i flussi da Mosca sono scesi, per tutta Europa, dal 45% al 14%. La disponibilità di più fonti e canali di approvvigionamento ha permesso di affrontarla senza esporre il Paese agli effetti economici e sociali di una mancanza fisica di forniture. In questo contesto, ad esempio, un asset come il TAP, da più parti ritenuto un’opera inutile e obsoleta, ha garantito l’afflusso dell’energia necessaria al Paese. Il dimensionamento degli asset per stoccare, rigassificare e trasportare il gas deve essere tale da coprire non già la domanda media giornaliera bensì i «picchi», che nei giorni di freddo intenso è arrivata anche a 400 milioni di metri cubi. Disporre delle infrastrutture necessarie per soddisfare questi consumi significa, nei giorni più critici, evitare di dover scegliere chi può ricevere il gas e chi ne deve invece fare a meno. Gli scenari previsionali del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima) sull’andamento della domanda nazionale di gas, pubblicati a giugno 2023 dal Mase, confermano la centralità del metano anche nei prossimi anni. Persino nello scenario più stringente (cosiddetto «di policy»), nel 2030 la domanda annua di gas è stimata in linea con quella del 2023, vicina ai 60 miliardi di metri cubi. Di questi, circa un miliardo di metri cubi potrebbe essere fornito dall’idrogeno, circa 6 dal biometano e più di 53 – ancora - dal gas naturale.

LA TRANSIZIONE Oltre a garantire – già oggi la sicurezza degli approvvigionamenti, infrastrutture come la Linea Adriatica sono progettate e realizzate per poter accogliere quote via via crescenti di molecole decarbonizzate (o «verdi») come biometano e idrogeno, abilitando così la transizione energetica. Non va dimenticato che l’idrogeno ha un terzo del potere calorifico del gas naturale e, per ottenere gli stessi effetti di un metro cubo di gas, ne occorrono tre di idrogeno, che dunque deve essere stoccato e trasportato in misure assai maggiori (il triplo dei volumi) per le quali bisogna disporre di infrastrutture adeguate. In attesa che tali molecole verdi siano disponibili nelle quantità necessarie, il ruolo del gas è anche quello di fungere da backup strategico per il sistema elettrico: nel dipendere da quote rinnovabili crescenti, infatti, il sistema elettrico deve poter assorbire senza sofferenze la fisiologica intermittenza di tali fonti. Il tutto senza dimenticare il phase out del carbone imposto dalle normative comunitarie e nazionali dal 2025.

INTERVENTO EUROPEO Con la crisi russo-ucraina, la direzione prevalente dei flussi di gas in arrivo in Italia non è più da nord a sud, bensì da sud a nord, un trend che ha imposto la necessità di superare gli attuali colli di bottiglia lungo questa direttrice: negli attuali scenari di importazione, la capacità di trasporto da sud a nord è di fatto saturata. Con la Linea Adriatica, lungo tale direttrice, si renderanno disponibili maggiori flussi, fino a 10 miliardi di metri cubi aggiuntivi all’anno, destinati a garantire approvvigionamenti sicuri al nostro Paese. Va rilevato, peraltro, che in questi due anni di crisi i flussi commerciali in uscita verso nord sono stati pari a 7,2 miliardi di metri cubi. La capacità in export verso l’Austria del gasdotto Tag (la pipeline austriaca dal confine slovacco al confine italiano) è peraltro già stata prenotata per i prossimi anni con quote tra l’80 e il 92% per il 2024 e 2025 e, ad oggi, per circa la metà per il 2026. Le esportazioni, quindi, sono già in aumento e anche in un’ottica di maggior solidarietà europea hanno contribuito ad alleviare la dipendenza dal gas russo. Non va dimenticato, infine, che dal prossimo anno i contratti di transito del gas russo attraverso l’Ucraina scadranno anche formalmente. Paesi come Ungheria, Austria e Slovacchia sono ancora oggi totalmente dipendenti dai flussi di gas russo via pipeline. Che la tendenza possa confermarsi è testimoniato da almeno due esempi recenti: il 19 marzo, Italia, Germania e Svizzera hanno siglato un patto di solidarietà relativo al gas, sulla base del quale i tre Paesi si impegnano a prestarsi mutuo soccorso in caso di emergenza, mentre lo scorso febbraio Germania e Algeria, a loro volta, hanno sottoscritto un accordo per forniture di gas. Tutti questi fattori giustificano il riconoscimento nel REPower EU Plan della fase 1 della Linea Adriatica e, a più lungo termine, l’inserimento del SoutH2 Corridor (il corridoio meridionale per l’idrogeno di cui la Linea Adriatica è parte rilevante) nella lista dei Progetti europei di Interesse Comune (Pci).

COSTI PER I CITTADINI Gli impegni economici relativi agli investimenti pianificati da Snam non si riflettono che in minima parte sulla bolletta pagata dai cittadini: dalla rielaborazione Snam dei dati Arera, infatti, emerge che la tariffa relativa ai costi di trasporto del gas - stanti i prezzi attuali pesa meno del 5% sul totale della bolletta. La fase uno della Linea Adriatica, che comprende il gasdotto Sestino-Minerbio e la centrale di compressione di Sulmona sarà completata entro il 2026, è rientrata nella revisione del Pnrr condotta in ottica REPowerEU Plan, ed è stata per questo riconosciuta idonea a ricevere 375 milioni di euro. A questo si aggiunge anche il finanziamento di 300 milioni di euro garantito da Cassa Depositi e Prestiti nell’aprile 2023.

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