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L'aumento dai tassi dei mutui svuota i conti delle famiglie: il dato choc

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Luigi Frasca
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L’aumento dei tassi di interesse ha fatto schizzare le rate a tasso variabile di circa il 50%. Una famiglia su tre stenta ad arrivare addirittura alla seconda settimana del mese. A lanciare l’allarme è l’ente del terzo settore «Protezione sociale»: «Quello che stiamo registrando negli ultimi tre mesi è impressionante. Secondo recenti dati della Coldiretti, gli italiani hanno speso, nel 2022, quasi 13 miliardi di euro in più per assicurarsi cibi e bevande. Questo vuol dire che il budget delle nostre famiglie è stato già eroso per mettere nel carrello della spesa pane, pasta, riso, verdura, carne e pesce. Ora si aggiunge anche l’impennata dei mutui che peraltro è difficile rinegoziare. Una famiglia su tre stenta ad arrivare addirittura alla seconda settimana del mese. E le risposte che arrivano dallo Stato sono insufficienti», afferma il presidente Letterio Stracuzzi.

 

 

«Chi è in ritardo nel pagamento di una o due rate infatti non può trattare con le banche nuove condizioni. Prima occorre saldare il pregresso e spesso, anzi quasi sempre, risulta impossibile», continua il presidente, osservando che siamo davanti ad un cane che si morde la coda. L’unica soluzione allora «è quella di accedere alla legge 3», la cosiddetta legge salva-suicidi, che permette di alleggerire la propria posizione debitoria e, dunque, arginare il rischio che le persone più fragili e in difficoltà possano giungere a estreme conclusioni.

 

 

Anche perché, prosegue, Stracuzzi, «i salari crescono decisamente meno. Secondo il rapporto dell’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, le paghe, fra il 2013 e fine 2022, sono aumentate del 6.7% e i prezzi, nello stesso periodo, del 13,8%. É evidente che qualcosa non va e che l’ennesimo colpo dato da rate di mutuo impazzite creano una disfunzione sociale molto significativa e pericolosa». L’emergenza dunque si sta ampliando. «Fra precarietà, orari ridotti e contratti pirata sono sei milioni, in Italia, i lavoratori che vivono in povertà. Un dipendente su tre non arriva a guadagnare 12mila euro lordi l’anno. Sono dati di per sé già allarmanti», conclude Stracuzzi, secondo cui ora «vanno rivisti proprio per l’effetto dello tsunami che si è scatenato con il caro mutui. É importante allora sapere che la legge 3 esiste e rimedia proprio a queste situazioni di ingiustizia profonda. Avere debiti non è una colpa, soprattutto se inconsapevole. Si tratta di una norma che va pubblicizzata al massimo perché di mezzo c’è la vita delle persone».

 

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