Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Pil, più fiducia nell'Italia dall'Ocse. Ma la ripresa resta fragile

Esplora:

Mario Benedetto
  • a
  • a
  • a

Prospettive di miglioramento per un’economia globale che rimane fragile. È quanto emerge dall’Economic Outlook di marzo dell’Ocse. Migliorano la fiducia delle imprese e dei consumatori, calano i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, elementi che fanno parte dello scenario in cui si contestualizza una crescita globale che è previsto raggiunga il +2,6% nel 2023 e il +2,9% nel 2024. Per l’Italia l’Organizzazione rivede al rialzo le previsioni: il Prodotto interno lordo dovrebbe attestarsi al +0,6% nel 2023, rispetto al +0,2% stimato nell’Outlook di novembre. Per il 2024 è atteso un +1%, in linea con quanto le precedenti previsioni. «L’Italia prosegua con le riforme strutturali», evidenzia il capoeconomista dell’Ocse, Alvaro Pereira sottolineando che «il governo sta intraprendendo alcune importanti misure macroeconomiche» e «siamo molto contenti di continuare a lavorare con le autorità italiane».

 

 

Intanto per marzo Confcommercio stima una riduzione del Pil dello 0,3% su febbraio e dello 0,2% sullo stesso mese del 2022. «Nel complesso del primo trimestre del 2023 si dovrebbe registrare una flessione dello 0,3% rispetto all’ultimo quarto del 2022, confermando l’ipotesi di una recessione molto contenuta sia per intensità sia per durata (due trimestri)», spiega l’Ufficio Studi. In termini di Pil, il miglioramento riguarda tutta l’Eurozona. L’Ocse stima una crescita al +0,8% nel 2023, destinata a salire ancora a +1,5% nel 2024 quando gli effetti dei prezzi elevati dell’energia svaniranno. Anche il questo caso l’Organizzazione migliora le prospettive annunciate a novembre che erano state rispettivamente +0,5% nel 2023 e al +1,4% nel 2024. Il nemico numero uno rimane l’inflazione.

 

 

 

Per il segretario generale Mathias Cormann, «la lotta contro l’inflazione non è ancora finita e le banche centrali devono mantenere il loro orientamento» per «riportarla al target». In ogni caso, viene evidenziato nel report, la politica monetaria deve rimanere restrittiva fino a quando non ci saranno chiari segnali della diminuzione durevole delle pressioni inflazionistiche sottostanti. In Italia l’inflazione è stimata al 6,7% nel 2023, ma è attesa in calo, al 2,5% nel 2024.

 

Dai blog