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Come investire i soldi in tempo di guerra: gli italiani comprano casa

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Luigi Frasca
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La casa è un bene rifugio contro la guerra e l’inflazione. La conferma arriva da un’analisi della Fimaa-Federazione italiana mediatori agenti d’affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia. Nel 2022, spiegano gli agenti, «le compravendite sono in aumento del 5,4% rispetto al 2021» mentre risulta in riduzione l’offerta di immobili in vendita per il 71,2% degli agenti immobiliari interpellati. Le locazioni, invece, mostrano «un’offerta in calo e una domanda in aumento per oltre il 73% degli operatori». «Nel primo quadrimestre del 2023 - osserva il presidente Fimaa Santino Taverna - è possibile una riduzione delle compravendite con valori stabili rispetto al 2022. Nella particolare congiuntura economica che stiamo vivendo il mattone si conferma un bene rifugio».

Il sentiment del mercato immobiliare residenziale, riferito al consuntivo del terzo quadrimestre 2022 e previsioni per il primo quadrimestre 2023, evidenzia ancora più forza nei fondamentali, con percentuali di crescita «più limitate». Si evidenzia un’offerta di abitazioni poste in vendita in riduzione secondo il 71,2% di operatori interpellati. Nel terzo quadrimestre 2022, secondo il 49,3% di agenti immobiliari Fimaa, «il mercato della compravendita abitativa si caratterizza per la stabilizzazione della domanda per acquisto, con variazioni percentuali congiunturali del numero di scambi sugli stessi livelli del secondo quadrimestre 2022 (giudizi espressi dal 42,9% del panel). Ciò porterebbe il numero di scambi di abitazioni per il 2022 a 790 mila (+5,4%). I prezzi medi di vendita sono cresciuti della stessa percentuale del periodo precedente (+3%, dati Istat) secondo il 56,6% degli intervistati.

Secondo i giudizi espressi «l’appartamento più richiesto del 2022 è indipendente (76,6%), localizzato in periferia o hinterland delle città (40,3%), in classe energetica medio-alta (40,5%), ristrutturato (36,6%), con terrazzo o balcone (53,8%). In questi ultimi due anni appare si sia consolidata infatti la richiesta di una classe energetica alta: B, C o D è l’ipotesi prescelta dal 40,5% del campione». In media, «il terrazzo o balcone è preferito nel 53,8% di richieste, diventano il 60,8% nel Nord e sono sorpassate dal giardino o cortile privato nelle regioni centrali o meridionali e insulari (50,7% e 51,9% rispettivamente).

La tipologia di riscaldamento più richiesto è quello autonomo (98,9% di preferenze), probabilmente a causa dell’innalzamento del costo dell’energia si desidera un migliore controllo dei costi». Sulle previsioni «per il primo quadrimestre del 2023 sulle variazioni del numero di compravendite emerge un minore ottimismo rispetto al passato». Per le variazioni dei prezzi il 55,3% degli agenti immobiliari Fimaa ipotizza una variazione analoga a quella dell’ultimo quadrimestre 2022: +3,1% nel I trimestre 2023. Ci sono «fattori che influenzeranno il mercato nel primo quadrimestre 2023: incremento dei tassi sui mutui, inflazione, situazione economica generale, rincari delle materie prime, agevolazioni per i giovani, scarsità di offerta».

Per quel che riguarda il mercato della locazione, nel terzo quadrimestre del 2022, a giudizio di quasi l’80% di operatori interpellati, la domanda si è ulteriormente rafforzata; per quasi la stessa quota (73,4%) l’offerta è diminuita. Di conseguenza, la maggior parte del campione di agenti immobiliari interpellati (42,5%) riferisce una variazione del numero di contratti di locazione analoga a quella fatta registrare nel secondo quadrimestre dell’anno. Per i canoni di locazione il 51,4% degli interpellati riferisce un incremento percentuale maggiore rispetto a quello del quadrimestre precedente.

Per i primi 4 mesi del 2023 il 49,2% del panel prevede una variazione del numero di contratti di affitto sugli stessi livelli di quelli dell’ultima parte del 2022, così come evidenzia il 55,7% per i canoni di locazione. Per il coordinatore ufficio studi Fimaa Andrea Oliva «dall’analisi emerge che la periferia e l’hinterland restano le zone preferite dagli italiani per l’acquisto. Seguite dalle zone centrali e dalle piccole città non capoluogo di provincia. 

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