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Carburanti, Antitrust contro il governo: "Esporre il prezzo medio poco utile e penalizzante"

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Dall’Antitrust a Unem, da Assopetroli a Nomisma: gli esperti dell’energia che hanno sfilato ieri in commissione Attività produttive della Camera hanno bocciato in coro il cosiddetto decreto Trasparenza del governo Meloni, duramente osteggiato dai sindacati dei benzinai che già nei giorni scorsi avevano spinto l’esecutivo ad un sensibile dietrofront rispetto alle norme draconiane annunciate a inizio gennaio. Il nodo principale è l’esposizione, nelle pompe di benzina, del cartello con il prezzo medio regionale.

«È poco utile, non è rappresentativo del contesto competitivo in cui si muovono gli impianti», ha affermato Roberto Rustichelli, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Come indicatore non solo non funziona ma rischia di essere addirittura dannoso. Da un lato perché il doppio cartellone uno con il prezzo praticato l’altro con il prezzo medio - potrebbe confondere i consumatori, ma soprattutto perché potrebbe «ridurre gli stimoli competitivi» livellando i prezzi, appiattiti su quello medio. Un parere, questo, che condividono sia Unem che Assopetroli-Assonergia. Claudio Spinaci, presidente dell’Unem, ha precisato che la norma potrebbe spingere in su i prezzi, sottolineando peraltro che dal monitoraggio emerge che i recenti aumenti «sono contenuti nell’ambito dell’aumento dell’accisa», ripristinata dal governo da gennaio 2023. Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli Assoenergia, rincara la dose: «Sarebbe un unicum in tutta l’Ue», ha fatto presente, definendo il provvedimento «illogico» sotto tutti i profili e invitando l’esecutivo e il Parlamento a stralciarlo.

A far aumentare i prezzi della benzina quindi non sarebbe stata la speculazione ma la tassazione, altissima, e la rete obsoleta e con troppi distributori, ha detto il presidente di Nomisma, Davide Tarabelli, ricordando che il numero di distributori sul territorio è «abnorme, sono circa 21mila. Se applicassimo gli equilibri del resto d’Europa ne basterebbero la metà, circa 10mila. Abbiamo una rete vecchia e numerosa, su cui bisognerebbe intervenire», ha chiosato.

I consumatori insorgono: «Siamo assolutamente contrari con chi sostiene che l’esposizione del prezzo medio non sia utile» ha puntualizzato Anna Rea, Presidente Adoc, mentre Assoutenti accusa l’Authority di «non spiegare perché con numeri alla mano» e di «entrare pesantemente in gioco come arbitro a favore di una delle squadre». Per l’Unione nazionale consumatori - secondo cui pure la pubblicazione del prezzo medio regionale è dannoso - avrebbe più senso «ritirare il decreto» perché la nuova formulazione è «annacquata», con multe molto più basse rispetto a quelle inizialmente previste per i gestori che non comunicano i prezzi, e ormai «sono maggiori gli aspetti negativi rispetto a quelli positivi».

Dal canto suo il Codacons invece ha denunciato, al contrario di Nomisma, la presenza «evidente di speculazioni» che però non «si nascondono alla pompa, ma nei vari passaggi della filiera dall’estrazione del petrolio alla vendita dei carburanti presso i distributori». E proprio sul punto, l’Antitrust ha annunciato, sempre in audizione, di aver avviato un’indagine conoscitiva sulle dinamiche competitive della filiera di carburanti, per «analizzare l’andamento dei prezzi e alcune fasi specifiche della filiera petrolifera».

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