Stangata in arrivo per chi ha la colf: aumento del 9,2% per la paga
Il 2023 sorride ai collaboratori e collaboratrici domestiche, che da ieri possono dormire sonni un po' più tranquilli. Al contrario di molte famiglie datrici di lavoro, già provate da mesi di inflazione martellante. Le associazioni datoriali del lavoro domestico e le rappresentanze dei lavoratori non hanno infatti trovato un'intesa sul rinnovo dei contratti di colf, badanti e baby sitter, per i quali ora spetterà un adeguamento delle retribuzioni del 9,2%. Un po' come accade per le pensioni, insomma, le retribuzione andranno adeguate al costo della vita. «I sindacati, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Federcolf non hanno voluto accettare la proposta avanzata dalle associazioni datoriali rappresentate dalla Fidaldo di scaglionare gli aumenti dovuti nel corso dell'anno», ha spiegato la Federazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico a conclusione della riunione della Commissione Nazionale per l'aggiornamento retributivo. «Il Ccnl domestico», ha chiarito la Fidaldo, che è composta dalle associazioni Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adlc e Adld, «prevede che in caso di mancato accordo tra le parti, come avvenuto oggi, scatti l'adeguamento all'80% dell'indice Istat per quando concerne le retribuzioni minime che da gennaio aumenteranno quindi del 9,2%, e al 100% per le indennità di vitto alloggio ovvero dell'11,5%».
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In questo modo il costo per una famiglia può arrivare a circa 125 euro in più al mese con Tfr, tredicesima e ferie per la badante a tempo pieno che assiste un non autosufficiente. Per una babysitter di un bambino sotto i sei anni (a tempo pieno non convivente) che lavora 40 ore a settimana i costi sono ancora maggiori, si passerà invece da una retribuzione di 1.234 euro nel 2022 a 1348 nel 2023 (114 euro in più in busta paga). E per il datore di lavoro il costo complessivo annuo passerebbe da 18.958 euro a 20.701 (1.743 euro annui in più). Menomale che le associazioni datoriali avevano proposto di scaglionare gli aumenti dovuti a colf, badanti e baby sitter nel corso dell'anno, in modo da limitare l'impatto economico dei rincari sui budget familiari già gravati dal caro bollette e dal rialzo dei prezzi della benzina.
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Il timore è che così facendo aumenti adesso il lavoro nero. A molte famiglie, infatti, potrebbe non convenire più regolarizzare il lavoro domestico. Già oggi un quarto dei tre milioni di lavoratori in nero presenti in Italia è impiegato nei servizi alle famiglie. Sono 781 mila tra colf, badanti e baby sitter, che si aggiungono alla platea dei 961 mila lavoratori domestici regolari censiti dall'Inps. Escludendo questa forte componente di irregolarità dal mercato del lavoro, l'incidenza del sommerso, che oggi in Italia è del 12,9% sul totale degli occupati, diminuirebbe di tre punti percentuali.
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