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Sessanta miliardi di inflazione, la guerra ci presenta il conto

Carlantonio Solimene
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Un conto da 61,3 miliardi di euro. È l’aggravio calcolato dal Codacons delle spese degli italiani a causa dell’impennata dell’inflazione nel 2022. Un rialzo del quale ora l’Istat fornisce il dato definitivo. Considerando anche dicembre, i prezzi nell’ultimo anno sono saliti dell’8,1%. Una media che non si vedeva dal 1985. Ma allora l’economia italiana viaggiava a ritmi decisamente più veloci. Il 2,8% di crescita del Pil era «reale» e non dovuto a un rimbalzo come quello attuale. Né si stagliavano all’orizzonte nubi di crisi come quelle previste nel 2023 da tutti gli analisti.

Parziale, parzialissima consolazione è la frenata della corsa dei prezzi su base mensile. L’11,6% di inflazione a dicembre è infatti pur sempre inferiore - anche se di poco - rispetto all’11,8% di novembre. A gennaio, complice il calo del prezzo delle materie prime energetiche, potrebbe esserci un ulteriore rallentamento. Ma in Italia la curva dei prezzi flette meno che nel resto d’Europa, dove si segnalano i dati di Francia (5,9%) e Spagna (5,8). Non a caso due Paesi che hanno varato un vero e proprio «scudo» sulle bollette energetiche. Azioni praticamente impossibili in Italia a causa dei ristretti margini di bilancio.

E a rendere il quadro più pesante c’è la pressione fiscale, cresciuta dell’1,9% nel terzo trimestre del 2022 rispetto a un anno prima, per toccare il 42,7%. Cala inoltre la propensione al risparmio degli italiani, che devono sostenere maggiori costi, anche se nonostante la pressione inflattiva vedono aumentare lievemente il proprio potere d’acquisto. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, su base mensile cresce dello 0,3%, e Istat rileva come «sia dovuto, per lo più, alla crescita dei prezzi degli energetici regolamentati (+7,9%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4% a causa di fattori stagionali), dei servizi relativi ai trasporti (+1,1% anch’essi a causa di fattori stagionali), dei beni alimentari lavorati (+0,8%) e degli altri beni (+0,6%)». Il calo del 3,9% dei prezzi degli energetici non regolamentati compensa infatti solo in parte gli altri aumenti, così come il -0,6% registrato dagli alimentari non lavorati. Frenano - ma solo lievemente - i prezzi del carrello della spesa, ossia dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base annua a dicembre da +12,7% a +12,6%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,8% di novembre a +8,5%).

Con i dati sull’inflazione torna anche il dibattito sulle mosse della Bce, che nonostante la tendenza in lieve inversione e le critiche di diversi analisti - ripresi dal ministro della Difesa Guido Crosetto - sembra non voler allentare la stretta monetaria. Questo perché Francoforte nelle ultime settimane non ha fatto altro che replicare le mosse della Fed americana, nonostante negli Usa la tendenza inflattiva abbia altre motivazioni (l’eccesso di domana) rispetto all’Europa (il caro energia). Così, in una logica consequenziale, non sono una buona notizia per Bruxelles i dati sull’economia americana, che resta solida nonostante i tassi alti. La Fed proseguirà nella sua politica di stretta monetaria per tutto il 2023 e la Bce si accoderà.

Ovvio che in una situazione di «inflazione di fondo» destinata a restare a lungo, si alzi dalle associazioni l’appello al governo per mitigare l’effetto finale sui cittadini. Per Federconsumatori «se il tasso di inflazione si conferma a questo livello, le ricadute in termini annui per ogni famiglia sarà di 3.456,80 euro. Preoccupa la crescita dei costi non solo in campo energetico, ma anche in campo alimentare: settori vitali, in cui già le famiglie stanno operando tagli importanti». A tal proposito, insiste l’associazione, «ci aspettiamo che il governo prenda seri provvedimenti di contrasto ai fenomeni speculativi, nonché che metta in atto misure utili a sostenere il peso delle bollette e del caro-carburanti, a partire dalla sospensione dei distacchi per morosità, dalla previsione di una garanzia per la rateizzazione lunga delle bollette, dalla costituzione di un Fondo contro la povertà energetica e dall’estensione dello sconto sulle accise dei carburanti. È improrogabile, inoltre, una profonda revisione e riforma delle aliquote IVA, che preveda una sterilizzazione ed un contenimento su tutti i beni primari: secondo le nostre stime si risparmierebbero, in tal modo, 531,57 euro annui a famiglia».

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