Pensioni, i numeri degli aumenti nel 2023: rivalutazione delle minime, chi resta al palo
Arrivano i conti sulle pensioni nel 2023. A snocciolare i dati della previdenza sociale è Libero, che in primis mette in evidenza il fatto che per i redditi più alti è scattata una tagliola che non consentirà di incassare la rivalutazione piena degli assegni. Ma gli incrementi, anche se non per tutti saranno sufficienti a coprire del tutto l’aumento dell'inflazione, arriveranno per tutti i pensionati. Il boom in particolare riguarda le pensioni minime, che saranno rivalutate con aliquote che superano addirittura il 100% del carovita. “Considerato un tasso provvisorio di inflazione stabilito dal ministero del Lavoro al 7,3%, l'adeguamento degli assegni fino a 525 euro sarà dell'8,9%, con un aumento di 46,8 euro. Per gli over 75 è previsto un ulteriore bonus, che farà salire l'aliquota al 14,16%, con un incremento mensile di 74,4 euro che farà salire il trattamento ai famosi 600 euro chiesti da Forza Italia” la spiegazione del quotidiano.
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“Al di sopra di tale soglia e fino a quattro volte il trattamento minimo (2.101 euro lordi al mese) si entra nella fascia della perequazione al 100%, ovvero con l'aliquota del 7,3%. In questo caso gli incrementi andranno da un minimo di 38,3 euro ad un massimo di 153,4 euro mensili. Per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (fino a 2.626 euro) l'asticella dell'adeguamento all'inflazione, inizialmente più bassa, è stata portata all'85%. Un’aliquota del 6,2%. L'aggiunta che i pensionati riceveranno a fine mese oscilla da 130,2 a 162,9 euro”.
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Ma per qualcuno è doccia fredda: “Dai redditi previdenziali sopra cinque volte il minimo scatta la sforbiciata vera e propria, ben più severa di quella attuale, che prevedeva indicizzazioni del 90% per gli assegni tra quattro e cinque volte e del 75% per quelli superiori. In più con l'applicazione delle aliquote a scaglioni come accade con l'Irpef. Superando i 2.626 euro mensili lordi, invece, ora partirà un taglio dell'adeguamento su tutto l'importo che non sarà affatto trascurabile. L'indicizzazione per gli assegni fino a 3.152 euro (sei volte il minimo) sarà solo del 53%. Per ottenere gli aumenti bisognerà dunque applicare un aliquota del 3,8%: gli incrementi vanno da 101,3 a 121,6 euro. Tra sei e otto volte il minimo (4.203 euro lordi) la percentuale di rivalutazione scende al 47%, il che si traduce in incrementi del 3,4% da 108,1 a 144,1 euro. Con l'aumentare del reddito il rasoio si fa sempre più affilato. Da otto a dieci volte il minimo (5.253 euro) l'asticella si abbassa al 37% e l'aliquota di adeguamento diventa del 2,7%, con importi aggiuntivi che vanno da 113,4 a 141,8 euro. Per l'ultimo scaglione, quello delle pensioni più alte di 5.253 euro, l’indice di perequazione scivola al 32% e l'aliquota per calcolare l'aumento al 2,3%. Gli aumenti in questa fascia partono da 122,4 euro e poi vanno verso l’alto con il salire del trattamento”. Un quadro completo sulle modifiche alle pensioni nel 2023.
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