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Manovra, il sì slitta ancora: i deputati rischiano la Vigilia di Natale in Aula

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Il governo ha posto la fiducia sul testo della manovra economica nell'aula della Camera. Questa sera è atteso il voto, a cui seguiranno gli ordini del giorno e le mozioni. La maggioranza punta ad una nuova maratona notturna per arrivare al via libera finale nella mattina di domani, 24 dicembre, il giorno prima di Natale. Poi sarà la volta del Senato, dove la partita si chiuderà molto più velocemente, tra il 27 e 28, in modo da evitare lo spettro dell'esercizio provvisorio. I tempi stretti continuano a dettare l'agenda di questa sessione di bilancio.

Dopo una nuova giornata scandita da numerosi stop in aula, il ritorno in Commissione, dispute animate tra maggioranza e opposizioni, nel tardo pomeriggio di ieri la commissione Bilancio di Montecitorio ha dato l'ok alle modifiche richieste dalla Ragioneria di Stato. I tecnici hanno sollevato 44 rilievi su alcune misure perché prive di adeguata copertura finanziaria. Inoltre è stato stralciato un emendamento, approvato erroneamente nei giorni scorsi, che attribuiva fondi agli enti locali che devono ripianare il loro disavanzo, perché creava un saldo negativo di bilancio di 450 milioni.

La premier Giorgia Meloni si è detta soddisfatta della legge di bilancio «tra mille difficoltà, anche di rodaggio, con giorni complessi e nonostante tutto quello che si può e si dovrà migliorare». Sostenendo inoltre che «rispetto a chi auspicava e prefigurava una partenza di questa maggioranza e di questo governo come una catastrofe, tutto il racconto che è stato fatto su di noi sta loro tornando indietro come un boomerang». Critiche le opposizioni. Il segretario Pd Enrico Letta incalza: «Quello che è accaduto in queste ore in Parlamento è la dimostrazione che il governo e la maggoranza non erano pronti. La legge di bilancio è la più pasticciata degli ultimi vent' anni».

Mentre il leader del M5S Giuseppe Conte parla di «errori su errori» in un «gioco dell'oca in cui invece di andare avanti si torna sempre alla casella iniziale, giocando sulla pelle dei cittadini». L'ex premier e senatore a vita Mario Monti commenta: «Mi ha sorpreso positivamente la conformità alle linee europee e la prudenza per il bilancio pubblico e per questo gli darei un 8 o addirittura un 9. Non supera però il 4 nella grande disattenzione al tema delle ineguaglianze, che semmai vengono rafforzate».

Tra le riformulazioni chieste dalla Ragioneria una riguarda le due Carte cultura che andranno a sostituire la App18. Il testo approvato in commissione specificava che le due card venissero finanziate nel limite massimo di 190 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, mentre nel 2023 con le risorse già impegnate per il 2022.

La nota inviata dai tecnici del Mef alla Camera , però, evidenziava che per coprire il 2023 è necessario che il Ministero adotti dei decreti per «apportare le occorrenti variazioni di bilancio». «Abbiamo risolto tutto», ha spiegato dopo le modifiche in Commissione il deputato di FdI Federico Mollicone, primo firmatario del testo. È stato disposto inoltre che ai componenti del tavolo che sarà chiamato ad occuparsi dei ristori ai commercianti sui pagamenti elettronici, per cercare di anestetizzare il costo delle commissioni bancarie per le transazioni fino a 30 euro, non vada alcun compenso.

Proprio sul Pos, si è espressa Meloni: «Sono certa che non sia giusto imporre agli esercenti, che devono caricarsi il costo di co mmissioni bancarie, di accettare pagamenti per importi molto molto bassi. Chi vuole pagare il caffè col bancomat lo pagherebbe lo stesso se il costo delle commissioni fosse caricato sul caffè?», ha chiesto il presidente del Consiglio, che allo stesso modo non arretra sullo stop al reddito di cittadinanza per chi rifiuta una qualunque offerta di lavoro, anche non «congrua»: «Se ti rifiuti di lavorare con un lavoro dignitoso e con tutte le garanzie del caso perché quello non è il lavoro dei tuoi sogni, non puoi aspettare che lo Stato ti paghi il reddito di cittadinanza, perché è una questione di giustizia».

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