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Nuovo codice appalti, le proteste non potranno più bloccare le opere

Mario Benedetto
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L'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del nuovo codice degli appalti rappresenta un traguardo del governo rispetto alla ricerca di soluzioni all'annosa questione della realizzazione delle grandi opere nazionali. Soddisfazione dell'esecutivo, ma anche delle parti sociali. In particolare la Cisl, favorevole rispetto a una serie di aspetti quali «la riconferma della norma di applicazione dei ccnl sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative e il ricorso alla progettazione di fattibilità tecnico-economica». «Vanno colti gli aspetti di snellimento delle procedure, ma anche quelli d'incremento dei profili di legalità» è la sottolineatura di Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. La conseguenza attesa da tutti sarà lo sblocco di una serie di lavori, con meno «scuse» e ostacoli. Due i principi più rilevanti rispetto allo sblocco dei cantieri: quello del risultato, che riguarda l'affidamento del contratto e la sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto tra qualità e prezzo nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza; il principio della fiducia nell'azione legittima, trasparente e corretta della pubblica amministrazione. Principi alla luce dei quali si potranno determinare gli sviluppi dei lavori in corso.

 

 

Partiamo da uno dei più noti come la Tav. Le cronache più recenti ci portano sul tratto nevralgico della Napoli-Bari, inserito nel Pnrr con un investimento di 1,4 miliardi circa: cantieri bloccati dalla presenza di mandorli e carrubi da difendere, secondo gli ambientalisti. Il Tar ha accolto il ricorso dei comitati, considerato che a livello regionale si sarebbero potuti sondare percorsi differenti. Risultato, lavori fermi. Nel frattempo, più a nord, stessa sorte nei pressi del comune di Desenzano per la cappella di Toussaint De La Motte, monumento funebre al primo caduto nella battaglia di San Martino, da ricollocare in un luogo sicuro. Ancora, in Sardegna, trote e rane bloccano, con meccanismi analoghi, la ricostruzione di un ponte. Il punto è contemperare le istanze, quando sensate, con l'esigenza di garantire a tutti i cittadini tempi certi per le opere.

 

 

C'è poi il caso delle dighe e degli invasi, bloccati in tutto lo stivale: dalla diga sul Melito in Calabria sino alla storia, singolare, che ci porta nel settentrione. In Val d'Enza, terra di uno dei principali prodotti made in Italy come il Parmigiano Reggiano, risale al 1988 l'avvio del progetto di un invaso, incompiuto a causa della presenza delle lontre, che potrebbe garantire risorse idriche anche a favore di prodotti proprio come il nostro celebre formaggio. Lontre che, peraltro, pare siano non avvistate da tempo. E ancora, la Tap. Opera avversata, rivelatasi provvidenziale con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, che ha trasportato in Europa il gas proveniente dal Mars Caspio e nel 2022, solo in Italia, 3 miliardi di metri cubi in più rispetto allo scorso anno. Il suo potenziamento necessiterà di tempi sicuri che mettono in relazione la domanda di gas, la sua produzione e la realizzazione del condotto di trasporto. Con le ultime novità potrà finalmente essere più una questione di volontà che, come in passato, d'impedimenti spesso incomprensibili.

 

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