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Pos 60 euro come funziona, il governo resiste. Nel testo della Manovra resta la misura

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Centodieci pagine, 174 articoli: prende la sua forma definitiva la prima legge di bilancio del governo Meloni, vidimata dalla Ragioneria dello Stato e firmata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Nel testo definitivo spiccano due misure: viene confermato l'aumento da 30 a 60 euro della soglia minima per l'obbligatorietà di accettare i pagamenti con carta e bancomat, quindi sotto tale cifra l'esercente può rifiutare il pagamento col Pos senza incorrere in sanzioni, e l'innalzamento a cinquemila euro del tetto sul contante. È la prima, in particolare, a scatenare la polemica, dopo che palazzo Chigi aveva precisato che sul tema «sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea dei cui esiti si terrà conto nel prosieguo dell'iter della legge di bilancio».

Da Bruxelles ieri hanno risposto di attendere il testo definitivo per valutarla «nella portata e nella sostanza» ma che in generale «gli Stati membri dovrebbero attuare il loro piano per la ripresa e la resilienza come approvato dal Consiglio», con «tappe fondamentali e obiettivi con scadenze chiare», come gli impegni presi dall'Italia sulla lotta all'evasione. La manovra inizia così il suo rapidissimo percorso parlamentare, che dovrà necessariamente concludersi entro il 31 dicembre pena l'esercizio provvisorio: proprio per garantire un andamento dei lavori senza incidenti la premier Giorgia Meloni ha incontrato ieri pomeriggio i capigruppo di maggioranza, dopo aver visto in mattinata Carlo Calenda. «Una collaborazione in Parlamento c'è, perché è nei fatti. Noi presenteremo i nostri emendamenti nonostante i tempi siano brevi, ma se si parla di un voto di fiducia allora no. Ci siamo impegnati a non fare ostruzionismo perché non intendiamo mandare il Paese in esercizio provvisorio» ha assicurato il leader di Azione. Mentre la capogruppo di FI al Senato, Licia Ronzulli, lasciando palazzo Chigi nel pomeriggio spiega che nella maggioranza «ci siamo impegnati tutti in modo responsabile a stringere i tempi per finire i lavori entro la fine dell'anno».

Una riunione di un'ora e mezza per fare il punto su metodo e tempi della manovra. E una raccomandazione netta da parte di Giorgia Meloni alla sua maggioranza: contingentare il più possibile gli emendamenti alla legge di bilancio. La legge di bilancio dovrebbe essere approvata dalla Camera entro Natale e poi avere il via libera del Senato entro la fine dell'anno. Tenetevi pronti - scandisce Meloni, stando a quanto riferisce chi ha partecipato alla riunione -: la manovra va chiusa rispettando i tempi, a costo di restare in Parlamento a Natale, il 26 o il 27 dicembre: deve andare in Gazzetta ufficiale il 31 dicembre. Alle forze che sostengono il governo dovrebbe essere riservato un tesoretto per le modifiche di circa 400 milioni: il termine perla presentazione degli emendamenti alla Camera dovrebbe essere fissato per martedì 6 o mercoledì 7, mentre venerdì 2 e lunedì 5 le commissioni dovrebbero essere impegnate in un serrato giro di audizioni, a partire da quella del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

Dal 12 al 16 dicembre si entrerà nel vivo, con l'esame e il voto degli emendamenti, mentre entro il entro il 23 dicembre, quindi prima di Natale, dovrebbe esserci il via libero definitivo della Camera e la trasmissione in Senato dove l'esame «lampo» deve concludersi prima che scatti l'anno nuovo. Questo, però, non impediràun ulteriore confronto con le parti sociali. Meloni, infatti, ha convocato a Palazzo Chigi i sindacati per il prossimo 7 dicembre. Alla riunione parteciperanno, oltre ai vertici di Cgil, Cisl e Uil, anche i ministri economici. E se da Maurizio Landini continuano ad arrivare critiche all'impostazione della legge di Bilancio, qualche apertura si registra da Luigi Sbarra della Cisl: «Abbiamo da qualche ora il testo ufficiale, stiamo valutando i contenuti, mi sento di esprimere un giudizio articolato. È sbagliato dire che è tutta da buttare, si può migliorare».

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